Ancora un’apertura col segno meno per le borse europee, all’indomani dell'introduzione dei dazi reciproci di Donald Trump, che aveva già fatto crollare i principali titoli un po’ ovunque nel mondo. Malissimo la borsa di Milano, che peggiora ora dopo ora e perde oltre il 7,5 per cento, portandosi ai livelli di gennaio: una flessione che sta toccando gli stessi livelli del giorno dell'attacco alle Torri gemelle, l'11 settembre 2001. Per Piazza Affari è il quarto calo peggiore della storia, dopo il - 17 per cento dopo l'annuncio del primo lockdown durante il Covid, il -12 dopo il "lunedì nero" del 10 ottobre del 1987) e il -8 a seguito del fallimento di Lehman Brothers, il 6 ottobre del 2008. Apre in forte calo anche Wall Street (che ieri 3 aprile aveva perso il 6,64 per cento e 2.000 miliardi di dollari) con il Dow Jones e il Nasdaq che dopo qualche ora sono scese rispettivamente a -5,8 e -5,1.
Il tonfo di banche e assicurazioni
A Milano pesa il tonfo delle banche e delle assicurazioni: Unipol è a -13 per cento e Generali a -9, Unicredit, Mps e Bper sprofondano di oltre l'11 per cento, gli altri istituti di credito - da Bpm a Popolare di Sondrio fino a Intesa - cedono oltre l'8 per cento. Per via delle turbolenze, lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi ha aperto a 113,9 punti percentuali, in rialzo rispetto ai 112,3 della chiusura di ieri. Andamento simile (anche se leggermente migliore) per le altre europee, con Madrid che ha perso il 6,2 per cento, Francoforte il 5, Parigi il 4,3 e Londra il 4,9. Secondo Bloomberg, lo stoxx 600 (che raccoglie le 600 principali capitalizzazioni euopee e cede il 2 per cento), i mercati europei si avviano verso la peggior settimana dal 2022, con un calo del 5 per cento. Ma anche per i mercati asiatici la giornata sta proseguendo in scia con quella di ieri, con Tokyo che cede il 2,75 per cento (a minimi da otto mesi, dove pesa il tonfo di Toyota, preoccupata per i dazi al 25 per cento su tutte le automobili prodotte fuori dai confini Usa), Seul allo 0,86, Mumbai al -1, Hanoi al -3,75 e Bangkok al -2,6. L’unica piazza a sorridere è quella di Mosca, che nei primi scambi di giornata è arrivata a guadagnare più del 2 per cento, per poi assestarsi a +1,76. La Russia non figura tra i Paesi sottoposti ai nuovi anzi (così come Corea del Nord, Bielorussia e Cuba) perché - come ha spiegato la Casa Bianca - le sanzioni per la guerra in Ucraina “precludono già qualsiasi scambio commerciale significativo”.
Fmi: "Rischio globale"
Trump per ora non cede ma anzi rilancia, sottolineando che “i nuovi dazi sulla farmaceutica e i chip inizieranno presto. Annunceremo - ha specificato ai giornalisti al seguito dell’Air Force One presidenziale - qualcosa nel futuro a breve”. Per l’inquilino della Casa bianca il tonfo di Wall Street “era atteso. Il paziente era molto malato. L’economia aveva molti problemi, ha dovuto subire un’operazione. Ma crescerà e sarà fantastico, avremo migliaia di miliardi in entrata. L’operazione non è finita e ora vediamo come si assesta. Vedrete molti posti di lavoro”. Di diverso avviso il Fondo monetario internazionale, secondo cui i dati statunitensi “rappresentano chiaramente un rischio significativo per le prospettive globali in un momento di crescita lenta”, ha spiegato la direttrice del Fmi, Cristallina Georgieva.
Per il Financial Times i dazi reciproci di Trump sono "uno dei più grandi atti di autolesionismo della storia economica americana" e "causeranno dannii incalcolabili alle famiglie, alle imprese e ai mercati finanziari di tutto il mondo, sconvolgendo un ordine economico globale di cui l'America ha beneficiato e che ha contribuito a creare". L’European House Ambrosetti ha provato a quantificare l’impatto dei dazi: l’introduzione di tariffe del 20 per cento su tutte le esportazioni europee e del 25 su acciaio, alluminio e veicoli, porterebbe a un incremento dei costi doganali pari a 104,4 miliardi di euro. Le più colpite, come emerge dall’analisi presentata al al Workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio oggi e domani, sarebbero Germania e Italia, con rispettivamente un +34 e +14 miliardi di euro.
La Cina farà ricorso al Wto
Dopo i mercati è arrivata anche la reazione di Pechino, che dal 10 aprile - il giorno dopo l'entrata in vigore delle misure trumpiane - imporrà dazi del 34 per cento su tutte le importazioni dagli Stati Uniti. Non solo. La Cina si muove anche sul piano internazionale e ha annunciato che presenterà un ricorso presso l'Organizzazione mondiale del commercio, in cui è entrata nel 2001. Intanto immediatamente dopo la reazione cinese è crollato il valore del petrolio, che ha perso un ulteriore 5 per cento. Il prezzo di un barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a giugno, è sceso del 4,99% a 66,64 dollari, dopo aver toccato il minimo da dicembre 2021, a 66,53 dollari. Un barile di West Texas Intermediate, il benchmark americano, con consegna a maggio, è sceso del 5,23% a 63,45 dollari.
Macron: "Insieme sapremo proteggerci"
Se per la premier italiana Giorgia Meloni, in un’intervista rilasciata al Tg1, le nuove misure protezionistiche sono “una scelta sbagliata ma non catastrofica”, per il ministro dell’Economia spagnolo - Carlos Cuerpo - c’è il rischio reale di “recessione globale”. Al momento "è presto" per "avere un'idea di quale sarà l'impatto finale" dei dazi, e quindi sapere se c'è il rischio reale di "recessione globale", ma è evidente che "purtroppo siamo in un mondo più frammentato e questo porta a un impoverimento generalizzato”. Sicuramente, ha aggiunto “sappiamo che l'impatto delle misure protezionistiche è negativo per tutti, e la reazione delle borse di ieri è buona mostra del fatto che tutti lo stanno interpretando allo stesso modo, ovvero appunto come un segnale negativo”. E il presidente francese Emmanuel Macron - che già ieri aveva invitato le imprese d’oltralpe a disinvestire negli Stati Uniti - ha fatto il suo ennesimo appello all’Europa: “450 milioni di consumatori: è questa la nostra forza. Insieme, con tutte le nostre filiere, sapremo proteggerci e accelerare la reindustrializzazione dell’Europa”.