Un ginepraio che non finisce più, in cui il ministro Giancarlo Giorgetti si è infilato da solo: lui, insieme a tutto il ministero dell’Economia e relativo governo. Sulla vicenda St-Microelectronics il leghista a capo di via XX Settembre era partito con le idee ben chiare, ovvero voleva ristabilire i rapporti di forza all’interno del consiglio di gestione e quindi dell’intera governance, per evitare che le scelte strategiche andassero eccessivamente a favore della Francia, a discapito del ramo industriale italiano. Va detto, infatti, che StM è una fra le più importanti imprese mondiali per la produzione di semiconduttori, ed è controllata in parti uguali fra il ministero dell’Economia italiana e quello francese. Per rimettere ordine nella governance, il ministero ha però perso per strada gran parte dei propri membri nel consiglio di sorveglianza e ora il restante consiglio in carica sta bocciando tutte le nomine per l’avvicendamento proposte dallo stesso ministero italiano. Insomma, Giorgetti, nel tentativo di avere maggior peso in StM, ha per ora ottenuto il risultato opposto.
Ma andiamo con ordine. Il ministro ha inizialmente cerca- to di promuovere un veloce cambio al vertice, dove oggi siede il francese Jean-Marc Chery, per due motivi. Su Chery pende una class action avviata negli Stati Uniti da un gruppo di investitori di StM, che accusano la società di aver rilasciato dichiarazioni fuorvianti sui risultati economici. Chery, inoltre, è stato accusato insieme al direttore finanziario Lorenzo Grandi, di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di StM per guadagnare dalla vendita di azioni. L’altro motivo sono le poco brillanti performance della società: in particolare preoccupa il progetto che renderebbe lo stabilimento di Agrate Brianza, dove lavorano 5.300 persone, satellite di quello francese di Crolles, in Francia. Già oggi la capacità pro- duttiva dell’impianto francese è di gran lunga superiore a quella italiana, dove non si è ancora raggiunta la soglia di breakeven nonostante l’investimento pubblico italiano.
Mentre il ministero tuonava sulla governance di StM, l’esperto Maurizio Tamagnini dava le sue dimissioni dal consiglio di sorveglianza del gruppo quale membro indipendente, così come lo stesso governo pro- poneva la sostituzione di Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano con una grande competenza nel settore, con Simonetta Acri, indicata direttamente dal ministro del Made in Italy, e con un background bancario, quindi poco esperta di Corporate Finance e microprocessori. Il Mef, invece, proponeva Marcello Sala, un dirigente del ministero dell’Economia, per sostituire Tamagnini. L’unico membro italiano rimasto nel board è Paolo Visca, scelto a sua volta ta dal ministro dell’Economia a maggio del 2023, che ha una lunga esperienza nella Pa e mai prima d’ora si era trovato a gestire una società internazionale come StM.
Ma qui la vicenda si complica perché, a metà aprile, il consiglio di sorveglianza di StM ha respinto la nomina di Marcello Sala. Giorgetti si era parecchio indignato per questo niet e aveva deciso di ripresentarlo. A quanto risulta a L’Espresso, anche il secondo round non è andato benissimo. Lo scorso 29 aprile si è riunito il supervisory board di StM per decidere se convocare un’assemblea straordinaria sulla nomina di Sala, successiva a quella ordinaria del 28 maggio, stante l’insistenza del Tesoro. Ma la nomina di Sala è stata ancora una volta respinta. Insomma, un altro set perso per il Mef. Sala, dal canto suo, ha rassegnato le dimissioni al Tesoro, contestualmente alla sua nomina a presidente di Nexi ma senza poteri esecutivi, soluzione che consente di rispettare il divieto di pantouflage, ovvero l’inibizione dagli incarichi in società già sotto la vigilanza pubblica. La nomina di Sala in Nexi era già prevista e si sarebbe dovuta sommare a quella in StM che adesso è incerta.
Tornando a StM, le dimissioni di Tamagnini hanno comportato la perdita del potere di voto nel consiglio di sorveglianza, una perdita aggravata dall’aver concordato la data dell’assemblea (il 28 maggio) prima di siglare le delibere per le sostituzioni nel board, ulteriormente complicata dall’approvazione di sostituzione di tre dei cinque consiglieri senza però contestualmente formalizzare la proposta all’assemblea per i due consiglieri propositi dal Mef. Per riprendere il controllo sul consiglio di sorveglianza, sarebbe necessario trovare un accordo con i francesi e resettare l’intero board, il che metterebbe in bilico anche l’ultimo italiano rimasto: Visca.
In questa situazione di stallo, c’è poi il tema del taglio al personale che interessa per lo più l’Italia e, in misura minore, la Francia e altri siti mondiali. Da noi infatti si concentreranno mille dei 2.800 esuberi totali, in aggiunta al normale tournover. L’azienda si è impegnata a raddoppiare la capacità produttiva di semiconduttori entro il 2027, arrivando a produrre circa tremila fette di silicio a settimana. Una magra consolazione, se si considera che nei piani originari previsti dal contratto di programma (su cui StM ha già incassato dallo Stato 720 milioni di euro) quel regime di produzione doveva essere raggiunto a fine 2024. Va anche detto che tremi- la fette di silicio sono ancora sotto la soglia di breakeven per garantire efficienza e sostenibilità economica all’impianto.
Mentre, per il futuro, l’azienda ha indicato che oltre il 2030 la produzione salirà a 14mila fette, ma a tal proposito i sindacati nutrono scetticismo, trattandosi di una previsione a lunghissimo termine e poiché già oggi Crolles produce 13mila fette, che già saturano le richieste del mercato. E sempre i sindacati continuano a essere confusi da cifre che non combaciano con gli impegni presi a ottobre con il mercato e ribaditi anche ad aprile. Ovvero, un taglio di 2.800 dipendenti consente alla società di risparmiare circa 150 milioni di euro, a cui si aggiungono 300 milioni attribuibili alla ristrutturazione delle sedi operative, che cubano complessivamente 450 milioni di euro di risparmio. Tale cifra è la metà dei 750-950 milioni di euro di risparmio promessi al mercato entro il 2027. Chissà come la prenderà il mercato.