I robotaxi non sono più fantascienza: esistono, funzionano e, già oggi, si può salire su un’auto senza conducente che porta da A a B come se fosse la cosa più normale del mondo. Negli Stati Uniti succede già da un po’, ma il vero punto non è solo la tecnologia – che è già sorprendentemente affidabile – ma la battaglia titanica che si sta combattendo dietro le quinte: una guerra tra giganti per conquistare il controllo del futuro della mobilità. I protagonisti principali? Waymo (che fa parte di Google) e Tesla, con in mezzo la Cina che, come sempre, corre da sola e investe a valanga.
Partiamo dall’inizio: Waymo, nata nel 2004 all’interno di Alphabet, ha effettuato i suoi primi veri viaggi a guida autonoma nel 2015. Da allora ha raccolto una notevole esperienza sul campo: oltre 10 milioni di miglia percorse senza conducente, circa 250mila corse a settimana e un tasso di incidenti ridottissimo. Secondo uno studio indipendente, i robotaxi di Waymo sono 12,5 volte più sicuri rispetto alla guida umana. E non è solo teoria: parliamo di una riduzione del 92 per cento degli incidenti con lesioni ai pedoni, 82 per cento per ciclisti e motociclisti, e 96 per cento agli incroci. A differenza di Tesla, Waymo ha già un servizio attivo: si può prenotare in alcune città americane, salirci e farsi trasportare come fosse un taxi qualsiasi. Niente annunci, niente «ci stiamo lavorando»: lo fanno davvero, e questo, nel mondo della tecnologia, fa tutta la differenza, perché non si tratta solo di aver sviluppato un algoritmo, ma di aver costruito un’infrastruttura solida, affrontato problemi concreti e, soprattutto, creato un’esperienza utente reale, testata e funzionante. Dal punto di vista tecnico, poi, Waymo ha puntato tutto sul LiDAR: un sistema super preciso capace di “vedere” anche con pioggia, nebbia o semafori impazziti. Insomma, la scelta più sicura dal punto di vista ingegneristico.
Poi arriva Elon Musk, e si sa: quando mette piede in un settore, fa tremare tutti. Tesla non ha ancora una flotta attiva di robotaxi, ma da giugno 2025 partirà con i primi test. L’obiettivo è mettere su strada migliaia di auto autonome entro fine anno. Il punto di svolta è che Tesla rifiuta il LiDAR: per Musk è inutile e costoso, perché punta tutto su un’Ia così evoluta da cavarsela con sole videocamere, senza bisogno di sensori aggiuntivi. Quindi, invece di riempire le auto di componenti costosi, Tesla lavora per perfezionare il software e usare la flotta già venduta per allenare i suoi algoritmi.
Un’idea decisamente “alla Musk”: se funziona, tagli i costi, scali a velocità folle e, soprattutto, sfrutti un modello di business in cui chi possiede una Tesla può decidere di metterla in servizio mentre dorme, trasformandola in un robotaxi che lavora e genera guadagni al posto suo. È un mix tra Uber e Airbnb, con l’idea che un giorno quello che incassi dai robotaxi possa persino coprire la rata della macchina stessa. Detto questo, l’approccio è potenzialmente rivoluzionario: Tesla non è solo un produttore di auto, è un intero ecosistema. Fa energia, sviluppa Ia, gestisce satelliti, costruisce robot e ha accesso a miliardi di dati in tempo reale. Se l’auto a guida autonoma diventa mainstream, Tesla potrebbe ridisegnare completamente il modo in cui ci spostiamo, consumiamo energia e gestiamo il nostro denaro.
E allora, tornando alla gara: chi vince? Waymo ha la solidità, la prudenza e l’esperienza sul campo. Tesla ha l’ambizione, il brand, la community e l’ecosistema. Va detto però che, per arrivare al livello 4 di guida autonoma – quello vero, senza intervento umano – la tecnologia da sola non basta. Servono leggi, approvazioni, fiducia pubblica. Ci vorranno ovviamente anni. Intanto, la Cina continua per la sua strada con aziende come Baidu Apollo Go, che ha già mille robotaxi in servizio, ma per via di dazi e regole diverse, il mercato cinese e quello occidentale restano separati.
Quindi, per ora, la sfida è Tesla contro Waymo. E la mia scommessa va su Tesla: perché ha una scala potenziale mostruosa, può trasformare ogni auto venduta in un robotaxi, e ha un’Ia che avanza a un ritmo tale da rendere credibile la sua strategia. Certo, oggi Waymo è più affidabile, e se dovessi salire su un robotaxi ora, probabilmente sceglierei quello. Ma da qui al 2030, tutto può ancora cambiare e la partita è più aperta che mai.