Bankitalia, Panetta: "Prevedere l’economia non sarà mai un esercizio esatto, ma dobbiamo imparare dagli errori"

"È difficile fare previsioni, soprattutto quando riguardano il futuro", è una di quelle battute dalla paternità nebulosa. C'è chi l'attribuisce a Niels Bohr, chi a Winston Churchill e chi addirittura all'ex giocatore di baseball Yogi Berra. Se è stata usato così tanto, però, è perché torna spesso utile, soprattutto se si parla di previsioni economiche. Lo sa bene Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, che ha chiuso con questa citazione il suo intervento alla conferenza per i cinquant’anni di Prometeia, associazione che si occupa di consulenza, ricerca economica e sviluppo software. La relazione è stata dedicata proprio agli ultimi cinquant'anni di politica monetaria e di modelli predittivi. In un’epoca segnata da crisi impreviste, volatilità e shock esogeni, l’errore è inevitabile, ha ricordato Panetta, ma la capacità di apprendere da quegli errori fa la differenza.

Dalle origini alla centralità delle previsioni

Negli anni Settanta le banche centrali non erano ancora indipendenti e si dedicavano alla difesa del cambio o al controllo degli aggregati monetari con strumenti amministrativi, mentre l’inflazione restava sullo sfondo. L’ondata inflazionistica, spiega il governatore, ha cambiato tutto: "In risposta a quello shock, molte banche centrali acquisirono indipendenza e adottarono come obiettivo primario esplicito la stabilità dei prezzi. Le previsioni macroeconomiche divennero così una componente imprescindibile della cassetta degli attrezzi della politica monetaria".

La nuova volatilità, anche i modelli sbagliano

Dopo un periodo conosciuto come la "Grande moderazione", la sequenza di crisi economiche (crollo di Lehman Brothers nel 2008, crisi dei debiti sovrani, pandemia e shock energetico 2021-23) ha riportato la volatilità sui mercati e nei dati macroeconomici. Le previsioni non potevano più limitarsi allo scenario centrale. Il Consiglio direttivo della Bce, ricorda Panetta, oggi decide "meeting-by-meeting", affidandosi a un approccio che incrocia previsioni, indicatori di inflazione di fondo e lettura ravvicinata dei dati. 

 

La fiammata inflazionistica post-pandemia non era stata prevista: oltre due terzi degli errori commessi dagli economisti di Via Nazionale sul 2022 derivano dalla componente energetica. È la dimostrazione, sottolinea il governatore, che molti errori sono figli di shock esogeni – geopolitici o climatici – impossibili da anticipare con i tradizionali modelli econometrici. L’importante è saper apprendere rapidamente dall’errore, cosa che – dati alla mano – è avvenuta più in fretta nella pandemia che non nella crisi del 2008.

Abituarsi a prevedere l'imprevedibile

Malgrado l'emergere degli algoritmi "a scatola chiusa", i modelli econometrici semi-strutturali restano il cuore delle previsioni di Banca d’Italia, tengono insieme coerenza teorica e aderenza ai dati, offrendo quella "storia sull’economia" di cui il decisore ha bisogno per credere (o non credere) a uno scenario. 

 

Le sfide dei prossimi decenni – transizione ecologica, nuovi shock geopolitici, invecchiamento demografico – imporranno modelli ancora più sofisticati e l’uso di tecniche di intelligenza artificiale capaci di catturare dinamiche non lineari. Ma, avverte Panetta, anche i sistemi più avanzati dovranno essere trasparenti, ancorati alla teoria e pronti a imparare dagli errori. "L'economia" ha concluso il governatore di Bankitalia, "non sarà mai un esercizio esatto. Gli agenti economici, a differenza delle particelle fisiche, reagiscono, formulano aspettative, interagiscono strategicamente. Per questo, l’errore continuerà a far parte del processo".

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