Economia
25 luglio, 2025Mentre il ceo Jean Marc Chery ieri ha presentato i dati del secondo trimestre, che segnano ricavi netti in calo del 14,4 per cento, il titolo in Borsa è crollato del 16,6 per cento. Ma il governo, che è azionista di maggioranza si è messo all'angolo da solo e non può intervenire.
I conti di StM non convincono il mercato e neppure il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Tuttavia, secondo il collega Adolfo Urso va tutto benissimo. Ieri Jean Chery, il ceo della società ha presentato i dati del secondo trimestre: il gruppo ha chiuso il periodo aprile giugno con ricavi netti in calo del 14,4 per cento a 2,77 miliardi di dollari e una perdita netta di 97 miliardi di dollari. Anche il risultato operativo è in perdita di 133 milioni. Da quando Chery è ceo della società, cioè da metà 2018, la società è cresciuta meno del 60 per cento della crescita media della domanda mondiale nel periodo e i margini hanno perso 10 punti. Il mercato ieri ha risposto con molta diffidenza e il titolo in Borsa ha perso oltre il 16 per cento.
Di fronte a tutto ciò il ministro dell'Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, che è azionista di Stm insieme al governo francese, ha di fatto sfiduciato Chery, ma non può toccare palla. Proprio così. Il governo si è messo all’angolo da solo e ha perso – in un momento cruciale per gli sviluppi industriali – la capacità di influire sulle decisioni industriali o di condizionare il management. Con le dimissioni di primavera, imminenti e inattese, di Maurizio Tamagnini dal consiglio di sorveglianza, l’Italia non ha più potere di veto e continua a essere esclusa dalla governance della società perché i membri francesi e quelli indipendenti hanno respinto (fatto irrituale) il candidato del Mef, Marcello Sala, già direttore generale dell’Economia, oggi presidente di Nexi. I francesi non hanno apprezzato il giudizio di Sala di sostituire il ceo Jean-Marc Chery.
Neppure l’incontro fra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni avvenuto a inizio giugno è bastato a sciogliere le riserve dei francesi sul nome di Sala. Nel prossimo consiglio di sorveglianza, che si svolgerà entro fine mese, oltre ad approvare i risultati del secondo trimestre, Giorgetti potrebbe proporre di convocare l’assemblea per nominare un nuovo candidato per la nona poltrona del consiglio. In teoria Giorgetti dovrebbe trovare un nuovo consigliere, ma parrebbe insistere sulla nomina di Sala.
Tuttavia, mentre Giorgetti è furioso per la gestione tutt’altro che brillante della società e per la disattenzione verso l’Italia, l’omologo Urso dice il contrario. Negli scorsi giorni i dem Vinicio Peluffo, vicepresidente in Commissione Attività Produttive, Silvia Roggiani e Alberto Pandolfo hanno presentato un’interrogazione parlamentare per sapere come mai il governo, in quanto azionista, non stia muovendo un dito sulla controparte francese circa «il rischio concreto di svuotamento della capacità produttiva e perdita di know how dello stabilimento di Agrate Brianza (Monza) destinandolo a ruolo marginale e ancillare rispetto all’impianto francese». Ad Agrate è stato avviato nel 2018 il progetto per una nuova fabbrica di ultima generazione per la produzione di microprocessori da 300mm, con il contributo dello Stato italiano per 720milioni. Tuttavia, completata l’infrastruttura, per via di alcuni ritardi in investimenti di impianti e macchinari, la capacità produttiva della nuova fabbrica è di 14 volte inferiore rispetto a quella installata a Crolles.
Lo stesso piano industriale presentato dall’azienda lo scorso 10 aprile condanna a un ruolo marginale lo stabilimento. Inoltre, durante l'ultimo incontro con i sindacati, «l’azienda ha affermato che le uscite volontarie per Agrate sono 2.800, mentre 2.200 sono la stima di uscite volontarie nelle varie sedi Stm nel mondo», scrivono i parlamentari Pd. Il ministero del Made in Italy che fa capo ad Adolfo Urso e che ha a cuore lo stabilimento catanese di Stm perché quello è il suo collegio elettorale, ha affidato la risposta all’interrogazione al sottosegretario Massimo Bitonci (Lega) che in due pagine è riuscito a non citare il taglio di duemila posti di lavoro al Nord, ad alto valore aggiunto e strategicamente importanti per l'innovazione del Paese. Bitonci ha puntato sulla Stm a Catania, che riceverà finanziamenti cospicui, scaricando il problema sul compagno leghista Giorgetti: «Per quanto riguarda gli investimenti fatti dall’azienda a tutela delle produzioni strategiche ad Agrate, si ricorda che le funzioni di azionista sono affidate al ministero dell’Economia, al quale ci si rimette per le competenti considerazioni». Per altri sviluppi è attesissimo il piano industriale presentato dalla società alle Regioni il 28 luglio.
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