Economia
16 settembre, 2025A un anno dal suo rapporto sulla competitività, l'ex presidente del Consiglio torna a Bruxelles in conferenza stampa con von der Leyen: “Bruxelles deve ridurre la propria dipendenza da Cina e Stati Uniti”
“In tempi straordinari occorrono azioni straordinarie”. Così Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, aggiorna il celebre “Whatever it takes” con cui nel 2012 aveva annunciato la risposta della Bce alla crisi del debito sovrano dell’Unione. Il contesto è diverso, oggi le minacce all’economia europea sono soprattutto una conseguenza delle tensioni internazionali. Fra le minacce di dazi da parte degli Stati Uniti e la ricerca dell’Unione di una nuova centralità, i toni dell’ex presidente del Consiglio non cambiano e richiamano i paesi Ue alla responsabilità. "Il nostro modello di crescita sta svanendo - ha detto l'ex presidente del Consiglio italiano -. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. L’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità".
L’appello di Draghi arriva durante la conferenza di questa mattina – 16 settembre – a Bruxelles in cui, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, celebrava il primo anniversario del "Rapporto sulla competitività" dell’Ue. Il documento è stato stilato dallo stesso Draghi e, al di là delle ricorrenze, offre il punto di partenza ideale per definire la posizione attuale dell’Ue nel complesso scenario di relazioni dell’economia internazionale.
Draghi comincia il proprio intervento affermando che “dopo un anno la situazione è più difficile”. Dietro la posizione dell’ex premier c’è il tema principale della conferenza: la dipendenza economica dell’Unione europea dai propri partner strategici. In un contesto in cui le conseguenze della guerra commerciale con gli Stati Uniti sono ancora incerte e le aziende di Pechino sono sempre più centrali, per Draghi, “nonostante il peso economico dell’Ue rimanga considerevole, la capacità di rispondere alle sfide globali è limitata dalle sue dipendenze. In particolare da quella nei confronti degli Usa nel settore della difesa e dalle materie prime cinesi”.
L’ex numero uno della Bce sottolinea come la posizione di forza degli Stati Uniti, oltre che dal peso militare di Washington, sia dovuta anche alla capacità dell’economia Usa di assorbire “circa tre quarti del deficit delle partite correnti globali”; di conseguenza, “diversificare dal loro mercato è irrealistico nel breve termine. Anche se delle possibilità per i nostri esportatori possono aprirsi con l’accordo con i paesi del Mercosur”, ha commentato Draghi. Guardando ai rapporti con la Cina, la presidente della Commissione ha sottolineato come Pechino controlli il 75% della lavorazione del cobalto, il 90% delle terre rare, il 100% della grafite.
Se Draghi e von der Leyen invitano l’Ue a diventare più autonoma nelle catene di valore internazionali, l’appello rivolto ai paesi membri all'impegno per migliorare il funzionamento del mercato comune. "Il nostro mercato unico è lungi dall'essere completo. Le barriere interne equivalgono a una tariffa del 45% sui beni e a una tariffa del 110% sui servizi. Per le startup non dovrebbe essere più facile trovare fortuna attraverso un oceano che attraverso i confini europei”, ha dichiarato von der Leyen.
Proprio alle startup del settore tecnologico e alla crescente importanza dell’intelligenza artificiale è dedicato uno dei passaggi centrali del convegno. Come riportato dalla Presidente della Commissione “nel 2025, il numero di aziende europee che adottano l'IA è aumentato del 67% su base annua. È precisamente dove l'Europa aveva fallito trent'anni fa, quando le nostre imprese furono troppo lente a digitalizzarsi e andare online. A fronte dell’obiettivo di mobilitare 20 miliardi di euro di investimenti per sviluppare le gigafactories, abbiamo ricevuto 230 miliardi in proposte dal settore privato".
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