Economia
17 settembre, 2025I servizi “compra adesso, paga dopo” per gli acquisti online segnano una crescita record. Ma tra pericoli per l’eccessivo indebitamento e scarsa trasparenza, i rischi per l’utente non mancano
Belle queste scarpe. E di questo smartphone appena uscito, ne vogliamo parlare? Mettiamo tutto nel carrello del negozio online. Peccato, però: la carta prepagata che volevamo usare è vuota. Dobbiamo rinunciarvi? Giammai: in tre rate, senza interessi, si può pure fare. Un clic e via: al conto, si pensa poi.
Si chiama “Buy now, pay later” (compra ora, paga dopo) ed è una pratica sempre più diffusa, anche in Italia. Soprattutto tra giovani sotto i trent’anni, a volte privi di carta di credito e di una storia creditizia, richiesta per ottenere i prestiti tradizionali. Da noi, il sistema spopola in particolare al Sud. Gli ultimi dati parlano di una crescita del 59,6 per cento (tra agosto 2025 e agosto 2024) delle richieste, il 37,8 per cento delle quali dal Sud. Il 28,8 per cento del mercato è fatto dalla generazione Z (18-29 anni), secondo Experian, azienda che gestisce uno dei principali sistemi di informazioni creditizie. Nel 2024 gli italiani hanno comprato con questa modalità per 6,8 miliardi di euro, una crescita del 46 per cento sul 2023, secondo gli osservatori del politecnico di Milano. Da noi sono 17 gli operatori buy now pay later (Bnpl), in testa Paypal e poi attori come la svedese Klarna (colosso globale da 2,8 miliardi di dollari nel 2024) e la fiorentina Scalapay, come si legge in uno studio di Casaleggio Associati in uscita a ottobre. Un mercato che ormai fa gola anche alle banche, che pure hanno preso a offrire il servizio.
L’Italia cresce più della media, ma il fenomeno è mondiale: il Bnpl valeva 342 miliardi di dollari nel 2024, contro i 2 miliardi del 2014, secondo Worldpay (azienda internazionale di pagamenti). Il motivo del boom è evidente: il sistema spinge gli acquisti, in media del 20 per cento. «Grazie alle rate senza interessi, si compra più spesso e con importi maggiori. Soprattutto abbigliamento, ma anche prodotti di elettronica. Si abbandona meno il carrello per ripensamenti o perché la prepagata è vuota», spiega Matteo Risi, del politecnico di Milano. Secondo il Crif (un’altra centrale di dati sul credito in Italia), cresce anche la modalità con interessi, per rate più lunghe, fino a 48 mesi, pure da attivare con grande comodità: basta qualche clic al momento di pagare in cassa. Con importi sotto i 1.500 euro tende ora a sostituire i prestiti più tradizionali.
Il Bnpl sembra così fare felici tutti. I venditori, certo, che ricevono subito dall’operatore Bnpl l’importo totale, in cambio di una piccola commissione. Felici anche i consumatori, almeno per il momento: ma è qui che si apre il lato oscuro del Bnpl. Il problema: il Bnpl, con la sua comodità, rischia di aumentare l’insolvenza di molte persone, spinte a indebitarsi più di quanto possano permettersi. Un timore espresso, tra gli altri, dal World Economic Forum e, in una nota di giugno, dalla banca d’affari Morgan Stanley. La questione – notano molti esperti – è aggravata dalla scarsa trasparenza del sistema: «Gli operatori non condividono le informazioni che servono a valutare la solvibilità», nota Risi; gli utenti possono quindi continuare a indebitarsi oltre modo. «Se non si pagano le rate, dopo un po’ si viene bloccati da un operatore, ma si può passare a un altro», continua. Al momento il sistema regge – il tasso di insolvenza globale e in Italia è del 2 per cento circa – ma gli analisti si chiedono che succederà in caso di recessione; memori della crisi del 2008, scatenata appunto da crediti insolvibili.
Qualche scricchiolio in verità lo si può già percepire: negli Usa il 41 per cento degli utenti ha pagato in ritardo almeno una volta nell’ultimo anno. Negli Usa e nel Regno Unito cresce poi l’uso del Bnpl per beni essenziali come il cibo. Segno che comincia a essere visto anche come strumento di sopravvivenza economica. Il valore borsistico di Klarna, a causa delle perdite degli ultimi anni, è sceso del 70 per cento dal 2021 a oggi. Nel 2024 ha venduto al fondo Elliott Advisors 39 miliardi di dollari di debiti degli utenti. Lo stesso ha fatto Paypal nel 2023, con 44 miliardi, al fondo Kkr.
Che ci sia un lato oscuro lo sa anche l’Europa, che infatti ha emanato la direttiva 2023/225 (cosiddetta Ccd II), per disciplinare il Bnpl: «Stabilisce nuove tutele per il consumatore. Gli operatori dovranno aumentare la trasparenza contrattuale e fare una valutazione di solvibilità prima di erogare il servizio per evitare il sovraindebitamento», spiega Roberto Garavaglia, pioniere dei pagamenti digitali (da trent’anni) e già consulente di un operatore Bnpl. Ad esempio, «anche se il Bnpl è spesso pubblicizzato come senza interessi, in caso di ritardi nei pagamenti può applicare penali o commissioni elevate. Spesso poco chiare nella fase iniziale del contratto. I fornitori di Bnpl saranno soggetti a licenza e vigilanza, con obblighi anche di assistenza al consumatore, soprattutto in caso di difficoltà di pagamento», aggiunge.
«Dovranno fare capire meglio ai consumatori che si tratta di un finanziamento a tutti gli effetti e che rischiano problemi se non lo onorano», dice Giulio Mariani, manager di Experian. Non solo super penali, ma anche di essere bollati come cattivi pagatori e quindi avere problemi poi a ottenere un mutuo.
Fine del far west, si potrebbe dire; peccato che la direttiva non è ancora stata recepita in Italia – dovrà esserlo entro novembre 2025 – e poi entrerà in vigore a novembre 2026. Nel frattempo, il sistema continuerà a galoppare in libertà e si può solo sperare che non intervenga una crisi globale a scatenare il disastro finanziario. Per chi ci ha creduto e non solo.
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