Nel 1962 il confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica portò a un passo dalla catastrofe nucleare. Oggi la minaccia di Vladimir Putin appare come la mossa disperata di chi sta perdendo una guerra iniziata da lui stesso

Sessant’anni dopo la crisi dei missili cubani, il mondo torna a preoccuparsi della guerra nucleare. Era l’ottobre del 1962 e il mondo fissava quello che appariva come un cataclisma atomico, perché gli Stati Uniti avevano rilevato i missili nucleari a Cuba. E così bloccarono l’isola con l’ipotesi di invaderla. I sovietici cedettero, rimuovendo le loro armi. L’America, segretamente, rimosse i propri missili che aveva installato in Turchia. E l’annientamento fu evitato.I ricordi di quei tempi terrificanti vengono rianimati dalla guerra in Ucraina.

 

Vladimir Putin ha più volte avvertito che potrebbe ricorrere alle armi nucleari. In questa situazione snervante vale la pena ricordare che le terre ucraine che Putin sta per annettere non fanno parte della Russia. Inoltre, cedere al ricatto nucleare non farebbe altro che incitare l’invasore. L’Occidente ha commesso quell’errore nel 2014, in effetti, acconsentendo al furto della Crimea dall’Ucraina da parte di Putin. Se il rischio di escalation nucleare cresce non è per la farsa dei referendum, ma perché Putin sta perdendo la guerra. Ha sempre presente il problema che la sconfitta significherebbe umiliazione e possibile rovesciamento. Per questo da febbraio ha più volte brandito la minaccia nucleare.

 

Avrebbe potuto usare le armi atomiche prima del referendum ma, nonostante le molte battute d’arresto, non l’ha fatto. Allo stesso modo, l’annessione non lo obbligherebbe. Tutto questo è visto come un tentativo disperato di un leader che sta perdendo la guerra. Cosa fare? La Nato ha ragione ad aver chiarito che se Putin avesse sparato con una bomba atomica, le conseguenze sarebbero state terribili. L’Occidente dovrebbe convincere Cina e India a chiarire se anche loro sono contrarie a un attacco nucleare. E l’Ucraina, nel frattempo, dovrebbe andare avanti.

 

Putin la scorsa settimana ha ordinato una mobilitazione in preda al panico di trecentomila soldati, causando grande malumore in Russia e la fuga di centinaia di migliaia di giovani che vogliono evitare il richiamo alle armi. Le proteste si stanno diffondendo e circa venti uffici di reclutamento sono stati attaccati. La Russia non sta ottenendo reali guadagni. Potrebbe anche aver fatto ricorso alla strana tattica di far saltare in aria i propri gasdotti, come quello di Nord Stream, nella speranza che questo avrebbe spaventato l’Occidente. Nonostante le minacce di Putin, l’Occidente dovrebbe continuare ad aiutare gli ucraini a difendersi.