Editoriale

Per combattere la corruzione non bastano le leggi

di Lirio Abbate   9 dicembre 2022

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Le norme proposte dal Guardasigilli Nordio esistono già. E non funzionano. Perché sono i valori condivisi da una collettività a generare comportamenti virtuosi. Senza cultura della legalità le minacce punitive servono a poco

La corruzione torna nell’agenda della politica e ad annotarla è il ministro della Giustizia Carlo Nordio durante un convegno. Letta così appare una buona notizia per un Paese che purtroppo viene ancora piegato a colpi di mazzette. Dopo l’uscita del ministro è stato necessario l’intervento del procuratore Raffaele Cantone. Con la sua lunga esperienza nella prevenzione e lotta alla corruzione, ha ricordato al Guardasigilli che la ricetta che ha proposto, attraverso una norma per incentivare il pentimento di chi corrompe c’è già, ma «non ha dato risultati».

 

Occorre capire bene in che modo Carlo Nordio voglia riscrivere le norme sulla corruzione. Come ha suggerito Cantone «è un’esigenza giusta dire che è necessario spezzare la complicità tra corrotto e corruttore, ma la legge Spazzacorrotti l’ha già previsto» e quando fu approvata in Parlamento si disse che con questa norma la corruzione sarebbe stata eliminata. E purtroppo, a oggi, non è così.

 

Nell’ultimo anno, come spiegano i dati della Guardia di Finanza, quasi sei miliardi di euro sono stati sottratti a chi ne aveva diritto, sei miliardi stanziati per la spesa pubblica e finiti nelle mani sbagliate. Sono storie di corruzione, truffe e sprechi che hanno riguardato fondi statali e dell’Unione Europea, spesa sanitaria e assistenziale, fondi bancari assistiti da garanzia e appalti. Complessivamente i finanzieri hanno denunciato più di 45mila persone e inviato quasi ottomila segnalazioni alla Corte dei Conti per un danno alle casse dello Stato di tre miliardi e mezzo. Il male è quindi ancora vivo nel corpo del Paese.

 

Il dito contro la linea politica di Nordio l’ha puntato in commissione Giustizia il senatore Roberto Scarpinato (M5s), il quale sostiene, riferendosi al governo, di «depotenziamento della risposta penale nella fase storica in cui le ingentissime risorse economiche del Pnrr hanno mobilitato gli interessi di comitati di affari, delle mafie, di articolate reti corruttive che operano nell’ombra della massoneria deviata». E chiede se «il governo è consapevole del concreto pericolo che ingenti somme di denaro vengano distratte dalle finalità pubbliche e disperse nel buco nero della corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico».

 

Insomma, le inchieste degli ultimi anni ci descrivono l’esistenza in tutto il Paese e in tutte le fasce sociali di una criminalità sistemica. E questa porzione del Paese illegale ha un forte potere di contrattazione sociale e politica.

 

L’argomento giustizia, come vediamo a ogni governo che si succede, è sempre controverso. Questo condiziona tutte le altre questioni e ogni possibile accordo o soluzione. Dunque si chiede alla politica di assolvere un compito ben preciso: promuovere un’alfabetizzazione sulla cultura della legalità, fondando una nuova etica pubblica. Tra etica e diritto esiste un rapporto inversamente proporzionale. Tanto più si espande la sfera dell’etica, dell’adeguamento spontaneo a regole e a valori condivisi dal corpo sociale, tanto più si restringe la sfera del diritto, momento di imposizione al rispetto delle regole. Non è compito della giurisdizione porre le premesse per la rifondazione dell’etica. Il processo penale è e deve restare una vicenda individuale che non può e non deve assolvere mediante la sua valenza simbolica le funzioni di riorientamento valoriale della collettività.

 

E la politica non può assolvere il suo compito in questo caso varando nuove leggi, perché non è la norma di legge che crea il valore ma, al contrario, il valore che produce la norma, anche quella non scritta. Questo compito può e deve essere assolto soprattutto nutrendo la cultura della legalità con esempi pratici e reali. Da qui devono partire il ministro Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni se vogliono contrastare la corruzione. Con la buona pratica della cultura della legalità.