Bella ciao. Contro la dittatura, per la liberazione, un canto del popolo, che non ha avuto un padrone. Inno simbolo della resistenza. Le note di «una mattina mi sono alzato, e ho trovato l’invasor» e «se io muoio da partigiano» fanno scorrere un brivido che attraversa la schiena e inumidisce gli occhi, e il pensiero è diretto a chi ha combattuto per la libertà. A chi non è più tornato a casa per la lotta patriottica di liberazione. Una lotta civile contro un invasore e una dittatura. Per fermare una guerra.
«Free Ukraine, fuck Putin!» è stato urlato due volte dal palco di Coachella, in California, da un grande Damiano dei Maneskin. È il pensiero di un artista, è l’idea sostenuta da una band mondiale seguita da milioni di giovani, gli stessi giovani che vogliono la pace. L’invito di Damiano potremmo continuare a urlarlo ancora da qui, in Italia, che è nella Ue e quindi alle porte di questo paese invaso dai soldati russi. Per una nuova Liberazione.
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Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione in Ucraina da parte dei soldati agli ordini di Putin, sono trascorsi due mesi. Sessanta giorni di inferno per i civili, dove sono stati massacrati anche bambini e donne che erano in fuga dal paese. Vittime innocenti.
Questo periodo bellico lo vogliamo raccontare con il “diario di guerra”. Lo scrive e lo disegna Nora Krug, illustratrice tedesco-americana tra le più apprezzate al mondo, che in questa graphic novel che pubblichiamo in esclusiva per l’Italia, fa parlare una giornalista ucraina, K., e un artista russo, D. Raccontano la loro esperienza dell’invasione. La matita di Nora Krug trasforma il resoconto di vite stravolte in toccante documento visivo che lei spiega così: «Da persona non coinvolta direttamente nella guerra, che vive lontano, senza poter fornire un aiuto immediato, sento il bisogno di fare qualcosa in modo diverso. Sono convinta che le immagini e le narrazioni possano svolgere un importante ruolo: documentandomi con l’esperienza di K. e di D. posso far sì che le loro voci siano ascoltate. E forse posso avere un ruolo nel modo in cui i lettori si identificano nelle loro storie e, a loro volta, supportano economicamente le vittime della guerra. Donerò tutti i proventi di questo progetto a un’organizzazione caritatevole in Ucraina».
Gli artisti si muovono contro la guerra. E lo fanno con le loro armi.
Lo hanno fatto anche i Pink Floyd scrivendo una nuova canzone, la prima in quasi 30 anni, per sostenere economicamente la popolazione ucraina.
E intanto le immagini, che non si possono cancellare, perché fanno storia e cronaca, ci portano a quando Putin solcava i mari che bagnano la Sardegna con l’incrociatore Moskva per andare a trovare il suo amico Silvio Berlusconi. Il Moskva da qualche settimana non c’è più, colpito e affondato davanti all’Ucraina durante la guerra che si è incattivita dopo questo smacco all’esercito del Cremlino.
Questa guerra parla del destino dei 44 milioni di ucraini. Ma tra le rovine distrutte di Mariupol e Kharkiv è in gioco anche una visione del mondo. Putin ha invaso l’Ucraina per costringerla a rinunciare all’Occidente ed a sottomettersi al Cremlino. Crede che i grandi paesi dovrebbero essere liberi di dominare quelli più piccoli. L’Ucraina ribatte che sceglierà i propri alleati. Con il sostegno occidentale, sta affermando il principio universale che tutti i paesi sono sovrani. Chi prevarrà sul campo di battaglia vincerà un argomento fondamentale su come dovrebbe funzionare il mondo.
Importa, quindi, che fuori dal campo di battaglia questo sia un argomento che l’Occidente sta perdendo. La maggior parte del mondo emergente sostiene la Russia per la sua invasione o è neutrale. Alcuni paesi dipendono dalle armi russe, altri provano una malriposta nostalgia per la generosità sovietica, ma molti vedono l’Occidente come decadente, egocentrico e ipocrita. E molti altri, anche se non accolgono con favore l’invasione, la vedono come un problema di qualcun altro.
Dato che l’America e il resto della Nato raccolgono sostegno per un’azione contro la Russia, questo è un rimprovero sbalorditivo. Sta anche portando il mondo su un sentiero pericoloso. Intanto cantiamo Bella Ciao. E urliamo «Free Ukraine, fuck Putin!».