Editoriale
Capire quel che si legge e non lavorare gratis: è ora di ripensare il sistema istruzione
Troppi studenti hanno difficoltà nella comprensione di un testo scritto. E l’alternanza scuola-lavoro spesso diventa una forma di sfruttamento
Per quale motivo molti studenti italiani hanno difficoltà nella comprensione di un testo? Chi ha la responsabilità di questa tendenza preoccupante che riguarda ormai almeno il 40 per cento degli allievi? Tra gli addetti ai lavori, in particolare tra gli insegnanti, c’è la convinzione che le “colpe” siano esterne alla scuola: il dato emerge da conteggi automatici di una ricerca svolta in rete nei giorni scorsi da “La tecnica della scuola”, alla quale hanno partecipato circa millequattrocento persone, prevalentemente docenti, a seguire i genitori, dal quale risulta sotto accusa l’operato degli ultimi governi, del ministero dell’Istruzione e della politica in generale.
Le istituzioni responsabili della scuola sarebbero colpevoli soprattutto delle pessime riforme, secondo quanto espresso dai lettori, introdotte più per tagliare fondi che per migliorare la didattica. Riforme definite di volta in volta scellerate, devastanti, fallimentari. Questo è oggi il mondo della scuola e degli studenti al quale si aggiunge l’ex alternanza scuola lavoro, che a volte copre una forma mascherata di sfruttamento.
La formazione deve diventare un diritto permanente, non solo mentre si studia. Ci sono esperienze in questo ambito che lasciano gli studenti soddisfatti. Purtroppo, non sempre i progetti sono pensati «a misura di studente». Ci sono alcuni elementi che aumentano il tasso di soddisfazione: coerenza con gli studi, sicurezza, la possibilità di misurarsi con attività pratiche in reali luoghi lavorativi senza smart working, la presenza di una figura che li segua durante le attività. Però la sicurezza deve essere maggiore, e bisogna distinguere tra formazione e orientamento.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenuto la scorsa settimana in commissione congiunta Affari Costituzionali-Cultura al Senato, ha detto: «Abbiamo avuto degli incidenti molto gravi in questo periodo in cui sono rimasti coinvolti ragazzi. Si è parlato di ex alternanza scuola-lavoro, ma tutti e tre gli incidenti riguardavano la formazione professionale, impartita dalle Regioni. Dobbiamo iniziare a considerare anche questo pezzo di formazione come parte del sistema nazionale della formazione e quindi dobbiamo anche garantire le stesse condizioni di sicurezza a tutti».
Ecco, garantire la sicurezza, ma evitare anche lo sfruttamento del lavoro. A tutto ciò si aggiunge una modifica sostanziale del decreto scuola, più risorse per il contratto, lo stralcio di tutte le parti che sono oggetto di contrattazione, nuovo percorso di abilitazione e stabilizzazione del rapporto di lavoro dei precari con 36 mesi di servizio: sono le richieste avanzate dai sindacati alla base dello sciopero del 30 maggio. «Lo scorso anno abbiamo sottoscritto un patto ma gli impegni assunti dal ministro dell’Istruzione sono rimasti in gran parte lettera morta», hanno detto i sindacati, che lamentano la mancanza di confronto con il governo e chiedono più risorse e investimenti.
Si va adesso verso la chiusura delle lezioni, accompagnata dai problemi segnalati dagli studenti, le criticità sottolineate dai docenti e le preoccupazioni dei precari. Il ministero dell’Istruzione ha tutto il tempo per attuare i programmi e i progetti di riforma per una buona scuola.