Le nuove generazioni non credono in formazioni percepite come personalistiche e clientelari. Ma non sono indifferenti alla vita pubblica e civica, semmai cercano qualcuno che li rappresenti. E un giornale come L'Espresso è al loro fianco

Da questo numero troverete L’Espresso da solo in edicola a 4 euro. In gran parte d’Italia verrà distribuito il venerdì mattina, in altre (accidenti, ma quanto è lungo e quanto è largo lo Stivale?) arriverà il sabato. Soprattutto, però, non sarà nascosto tra le pagine di Repubblica, il quotidiano nato proprio da una costola de L’Espresso che poi ha finito per fagocitarlo, una specie di conte Ugolino alla rovescia. Doveva succedere, almeno così dicevano gli accordi quando, nella primavera del 2022, Gedi ha ceduto la testata a Bfc Media, società ora controllata da Idi di Danilo Iervolino e da Alga di Donato Ammaturo.

 

L’Espresso tirerà fuori tutto il proprio orgoglio, la professionalità e la passione dei suoi giornalisti, la forza dei suoi azionisti e quella della sua storia di giornale indipendente per continuare a farsi valere e a combattere le sue battaglie. Non saremo soli. Abbiamo quasi 30 mila abbonati al settimanale, 38 mila abbonati digitali e soprattutto migliaia di lettori fedeli che siamo sicuri continueranno a comprarci e a leggerci. Non per niente, in questi giorni, abbiamo ricevuto molti messaggi di incoraggiamento a procedere per la nostra strada.

 

In fondo, in un Paese dove tutto sta andando alla rovescia, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri, dove la scuola non funziona da anni e rinuncia spesso al suo ruolo fondamentale di insegnare i valori della cultura e del vivere civile ai ragazzi (e magari anche agli adulti), dove curarsi è sempre più difficile e costoso, dove i diritti anche più elementari vengono regolarmente calpestati, dove si commette quasi un femminicidio al giorno, dove chi arriva disperato resta disperato, dove interi quartieri sono in balia delle mafie e l’economia arranca, dove chi evade le tasse è un furbo, un giornale libero, che sappia raccontare queste cose, è indispensabile. Sì, perché, alla fine, (anche senza scomodare Gramsci, parafrasandolo) raccontare la realtà è rivoluzionario.

 

L’Espresso sta dalla parte di quella che, ne siamo convinti, è l’Italia migliore: libera dai pregiudizi, inclusiva, accogliente, giusta, ecologica, equa. E che non è quella di adesso. Sono bandiere della sinistra? Probabilmente sì, sono comunque bandiere di buonsenso per chi immagina una vita migliore per tutti. L’Espresso, nonostante la sua vetusta età (stiamo andando quasi per i 70), ama i giovani. È a loro, e al loro rapporto con la politica che si sta sfaldando, che dedichiamo la copertina di questo numero.

 

Nell’indagine condotta in esclusiva per L’Espresso da Mg Research, un’ampia maggioranza di ragazzi sotto i 26 anni si dichiara “Senza partito”. Non credono più che i partiti possano aiutarli a risolvere i loro problemi. Però, attenzione. Oltre il 60% è andato a votare alle ultime politiche. Se è così c’è ancora un margine di speranza perché la macchina della democrazia possa includerli.

 

Siamo tra quelli che si fidano poco dei partiti attuali, ma ritengono la forma partito indispensabile per il nostro meccanismo democratico: si parte da lì, anche se oggi la delusione è tanta come testimonia l’articolo di Sergio Rizzo. Però non abbiamo perso la speranza: quindi pubblichiamo i volti e le storie di 60 ragazzi sotto i 30 anni che si occupano di politica. Alcuni lo fanno per passione, qualcuno probabilmente per cercare un’occupazione: molti li perderemo per la strada, altri li ritroveremo probabilmente più avanti. Ma se i partiti non cambiano, se non diventano più partecipativi e meno leaderistici, meno clientelari e più aperti, rischiano di mettere in discussione il futuro di questo Paese già abbastanza compromesso.