Sono 16 mila i bambini palestinesi morti in un anno di conflitto.Una tregua umanitaria è necessaria

«Fermate il massacro» è il grido di dolore che arriva dai bambini di Gaza, ai quali dedichiamo la copertina di questa settimana. Sono il simbolo e l’emblema di un conflitto drammatico e cruento iniziato il 7 ottobre di un anno fa e che sembra non avere mai fine, una guerra che non risparmia nessuno, anche se tutte le testimonianze riportano che i più vulnerabili sono proprio i bambini. Lo sguardo disperato di quel piccolo palestinese, pieno di terrore ma anche supplicante, documenta  la tragedia degli oltre 16.000 bambini palestinesi uccisi dalla guerra in Medio Oriente dall’inizio del conflitto, ed è l’incarnazione di un dolore collettivo, l’emblema di una intera generazione spazzata via dalle armi. Si tratta di un bilancio sottostimato, come indicano molti dati diffusi dal Ministero della Sanità di Gaza e Save the Children, inoltre quasi la metà di queste vittime rimane non identificata. A loro si deve aggiungere il numero dei bambini feriti che continua a crescere, infierendo su un’infanzia già segnata da privazioni e terrore. Intanto, sempre a Gaza, sono un  milione i bambini  costretti a fare i conti con la mancanza di cibo, acqua, un riparo sicuro e assistenza medica. Interi quartieri sono stati ridotti in macerie, e le immagini di bimbi feriti e in lacrime diventano il riflesso straziante delle conseguenze umanitarie del conflitto. Nelle ultime settimane una situazione sempre più allarmante si va creando anche nel sud del Libano.

Nel mezzo di questo caos, non possiamo dimenticare la scintilla che ha acceso l’attuale crisi: l’invasione dei terroristi di Hamas in Israele, con la morte di 695 civili israeliani innocenti, tra cui 36 bambini oltre a 251 persone prese in ostaggio. Questo atto di violenza inaudita ora però non può diventare la giustificazione per una reazione che ormai tutto il mondo giudica spropositata. E la spirale di violenza non può e non deve essere la risposta. Serve un immediato cessate il fuoco per garantire un accesso umanitario sicuro e prevenire nuove sofferenze.

Il mondo intero ha il dovere di fermare questo massacro. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a un numero crescente di bambini feriti ed uccisi. Ogni giorno, le immagini dei piccoli feriti nei rifugi improvvisati o negli ospedali ci ricordano quanto sia fragile e preziosa la loro vita. Dobbiamo alzare la voce e denunciare questa ingiustizia. È ora che tutta la comunità internazionale si impegni in ogni modo per fermare una guerra che ha già portato via troppi innocenti. È tempo di agire, è tempo di fermare la guerra perché finora qualsiasi ipotesi di mediazione diplomatica per arrivare alla sigla di un accordo di pace non ha dato frutti.

 

Richiamo infine l’attenzione dei nostri lettori sullo Speciale dedicato alla Space Economy, che pubblichiamo nella seconda parte del giornale. È un settore diventato strategico per l’economia del nostro Paese, che in una fase di incertezze e sfide sul piano economico, potrebbe rappresentare uno dei motori principali per la ripresa economica nazionale.