Giovani
14 ottobre, 2025Il movimento iniziato nel 2023 per protestare contro i monolocali a 900 euro al mese ha saputo spostarsi verso l’emergenza Palestina. Perché è più facile fare fronte compatto su questioni lontane. E la storia lo dimostra
Gaza o il caro-affitti? Il bersaglio politico distante, il “giù le mani dal Vietnam” aggiornato a mezzo secolo dopo, raccoglie ormai la quasi totalità dell’impegno politico giovanile. La Generazione Z ha recepito come i disperati sotto le bombe in Palestina dipendano dalla mobilitazione delle comunità internazionali almeno quanto, e forse di più, degli sforzi di una diplomazia schiacciata da leader fuori controllo.
In compenso, i temi della politica interna, del diritto allo studio e al lavoro, della trasformazione delle città italiane in parchi a tema per turisti a spese degli studenti, non accendono la rabbia giovanile come avveniva con i boomer. Tanto che sono gli stessi boomer, con diversi decenni in più a carico, ad animare i comitati civici e i sit-in contro l’abbattimento dello stadio di San Siro o a testimoniare solidarietà ai magistrati durante l’indagine sul piano regolatore parallelo della giunta milanese. In linea di massima, gli incontri per svegliare le coscienze sul sacco urbanistico, per quanto affollati, sembrano vietati ai minori di cinquant’anni.
L’eccezione che conferma la regola è data dalle due marce, lo scorso 6 settembre, organizzate per lo sfratto del centro sociale Leoncavallo dalla sede di via Watteau a Milano. Dopo l’irruzione pacifica e di breve durata dei manifestanti nel cantiere del Pirellino, uno dei business immobiliari nel mirino dei magistrati, Manfredi Catella è intervenuto con un commento a caldo. «Le manifestazioni violente con azioni illegali e occupazioni abusive rappresentano evidentemente la nuova proposta del cosiddetto modello Milano», ha moraleggiato amaramente il presidente del gruppo immobiliare Coima, tuttora sotto indagine per una serie di progetti fra i quali appunto il Pirellino. La stessa Procura di Milano ha peraltro mandato a processo undici imputati per l’occupazione dell’ex cinema Splendor in viale Gran Sasso: tutti assolti su richiesta del pm.
“Tende in piazza”, con i vari comitati studenteschi che lo appoggiano, era partito proprio dalla crisi abitativa cioè da un impegno in prima persona su difficoltà vissute in prima persona.
La parabola di Ilaria Lamera, iniziatrice del movimento con una lunga permanenza in tenda nella primavera del 2023, contiene gli elementi essenziali del quadro. La studentessa della provincia di Bergamo, iscritta a ingegneria al Politecnico di Milano, dopo avere visitato un centinaio di stanzette in affitto a prezzi deliranti, aveva lanciato una protesta che ha preso rapidamente piede in una trentina fra i principali atenei italiani, soprattutto quelli delle grandi città dove la pressione del caro-immobili è maggiore.
La politica aveva risposto con rara compattezza bipartisan. Il governo aveva annunciato quattordicimila, diconsi quattordicimila, posti letto non si quando, non si sa dove, da investire negli studentati che sono una delle pietre dello scandalo perché propongono investimenti pubblico-privato con sconti minimi sui prezzi di mercato.
Beppe Sala aveva telefonato alla studentessa del Politecnico fin nella sua tenda. Pierfrancesco Majorino, consigliere regionale democrat sconfitto alle elezioni del 2023 da Attilio Fontana, le aveva addirittura passato al cellulare la segretaria nazionale Elly Schlein.
A dicembre del 2023 era arrivato l’Ambrogino d’Oro su proposta dei Verdi, non ancora in guerra aperta col sindaco per le vicende di San Siro. «Sono grata al Comune ma questo premio non risolve il problema», aveva commentato Lamera ritirando l’onorificenza.
Aveva ragione da vendere. Qualche mese dopo l’attivista confermava: «Non abbiamo risolto il problema. In un anno si sarebbe potuto fare molto di più». In compenso, un partito di sinistra le offriva di candidarsi alle Europee del 2024, in base alle regole del talent show vigenti in zona Schlein. Peccato che per partecipare a X factor non ci sia il limite minimo dei 25 anni di età richiesto per essere eletti a Strasburgo, mentre Lamera al tempo era sotto la soglia anagrafica. Oggi l’ex attivista lavora al Comune di Bergamo e la protesta ha spostato il suo bersaglio dalle stanze di dieci metri quadrati a 900 euro ai massacri dei palestinesi e al sostegno della Flotilla.
Il cambiamento di obiettivo è avvenuto il 5 maggio 2024 a Bologna, la città del movimento del 1977, quando la cosiddetta acampada ha convertito gli slogan contro lo sfruttamento degli affitti in un «Fuori Israele dalle università», seguito dalla richiesta ai vertici accademici di boicottare ogni tipo di collaborazione con gli atenei israeliani.
A indirizzare la protesta sulle vicende palestinesi erano stati gli studenti della Columbia university di New York con un comunicato soltanto due giorni dopo la strage di Hamas del 7 ottobre 2023. A fine mese le proteste erano riprese con le manifestazioni all’ateneo di Stanford in California. Ad aprile 2024 l’iniziativa è proseguita sotto le insegne del Gaza Solidarity Encampment, con oltre un centinaio di manifestanti arrestati e decine di loro sottoposti a provvedimenti disciplinari. Il 25 aprile si erano attendati gli allievi di Sciences-Po a Parigi.
In Italia, dopo qualche apparizione nella protesta di bersagli domestici come il riarmo o il decreto sicurezza, l’ultimo segnale sulla questione casa è arrivato lo scorso giugno da Roma all’annuncio della chiusura estiva degli studentati decisa dalla Regione Lazio guidata da centrodestra di Francesco Rocca.
Forse compattarsi contro una causa distante è più facile. Per una Lamera working class c’è almeno uno, e forse più colleghi, con l’affitto pagato dai genitori, se non con il mono-bilocale di proprietà. Ma per adesso l’emergenza è Gaza. Delle stanze si tornerà a parlare.
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