Giovani
27 ottobre, 2025Umberto Eco, nella sua Bustina "A che serve il professore?", commenta come, in un mondo sempre più immerso nel digitale, la scuola sia nettamente più lenta del web a offrire informazioni agli studenti. In una realtà costellata da notizie, abbiamo bisogno di qualcuno in grado di aiutarci a filtrarle e selezionarle
Albus Silente non esiste, lo abbiamo deciso noi. Qualcuno potrà controbattere che il leggendario preside della saga di Harry Potter, in verità, non è mai esistito se non nelle pagine di un libro o nelle inquadrature di un regista. Eppure, non di certo a causa di maledizioni, continuiamo a trascurare ciò che rappresenta.
Umberto Eco, nella sua Bustina A che serve il professore?, commenta come, in un mondo sempre più immerso nel digitale, la scuola sia nettamente più lenta del web a offrire informazioni agli studenti. Oggi che senso ha, allora, regolare il ritmo della propria vita al suono di una campanella o, più in là, al rumore di una lezione registrata? Soprattutto quando, nel palmo della nostra mano, abbiamo accesso alla più grande e rapida fonte di sapere che la storia abbia mai visto?
Se non fosse per le bacchette magiche, avremmo abbandonato persino Hogwarts. Saranno davvero obsoleti la scuola, con le proprie aule fatiscenti, e gli insegnati che la abitano, mentre snocciolano date, numeri e battaglie? Sì e no. Sì perché l’istruzione, almeno in Italia, tenta di gareggiare con Google sulle nozioni: perdendo, anche fragorosamente. No perché, in una realtà costellata da notizie, abbiamo bisogno di qualcuno in grado di aiutarci a filtrarle e selezionarle. È necessario un insegnante che sappia incidere nelle scelte dei propri studenti.
Silente, d’altronde, non impone quasi mai: lui orienta. Lascia a Harry la possibilità di decidere fra strade che lo stesso professore ha aiutato a scorgere, fornendogli gli strumenti interpretativi per riconoscere quella più adatta. Consapevole del fatto che l’istruzione non è un pacco da trasferire, ma un processo ricco di contraddizioni, all’interno del quale è fondamentale imparare a filtrare, a scegliere. “Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte”, rivela Silente al giovane mago.
Nell’epoca di internet, un professore che riporta esclusivamente dati è già vecchio, già lontano dal persuadere l’orecchio di ragazze e ragazzi che tentano di trovare una bussola in mezzo a un oceano di notizie: un sovraccarico cognitivo che i media, in questo, non aiutano ad arginare. Uno dei problemi è la quantità dell’informazione, sempre più difficile da selezionare e interpretare: una marea di dati all’interno dei quali diventa faticoso restare a galla.
Come scrive Eco: “L'insegnante oltre che informare deve formare. […] Certo, che cosa accada in Iraq ce lo dice la televisione, ma perché qualcosa accada sempre lì, sin dai tempi della civiltà mesopotamica, e non in Groenlandia, lo può dire solo la scuola. E se qualcuno obiettasse che talora ce lo dicono persone anche autorevoli a 'Porta a Porta', è la scuola che deve discutere 'Porta a Porta’”.
Fin qui, tuttavia, abbiamo dato voce solamente alla ragione, all’educazione come un processo nel quale, con armonia e razionalità, impariamo a compiere le scelte migliori. Ma la trama è più aggrovigliata. Un emendamento della Lega, approvato il 16 ottobre scorso dalla commissione Cultura della Camera, vorrebbe vietare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole primarie e medie, già ridotta al minimo negli istituti italiani. Sarebbe concessa solamente alle superiori, tramite corsi extracurricolari che, oltre a non essere obbligatori, potrebbero subire sempre più restrizioni.
Eppure Harry, nei bivi in cui si trova, ha una paura tremenda di non essere all’altezza delle imprese che dovrà fronteggiare, di essere troppo simile ai demoni che lo tormentano. Gli studenti, a scuola come a Hogwarts, non entrano in una campana di vetro impermeabile alla loro vita emotiva: sono pienamente immersi nei sentimenti che li agitano, e se i programmi ministeriali parlano di “insegnare” senza prendere in considerazione quel subbuglio interiore, trasformano la scuola in un polveroso distributore automatico di nozioni. Quel caos merita una guida, tanto quanto le equazioni e la Rivoluzione francese. Silente non è solo uno stratega, che orienta i piani per sconfiggere il nemico: è soprattutto il mentore che ricorda a Harry come gestire le proprie emozioni quando persino il mondo magico sembra crollargli addosso.
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