Giovani
11 dicembre, 2025Preoccupa la quota di percorsi interrotti e il livello delle competenze raggiunte. Nell’istruzione lo specchio delle diseguaglianze. Il report dell’osservatorio Con i Bambini
Il nuovo rapporto dell’osservatorio Con i Bambini ha pubblicato i dati sul divario di opportunità educative tra bambini e adolescenti che vivono nelle periferie delle città italiane. Il 13,8% dei minori è in condizione di povertà assoluta, la maggior parte nei centri abitati dove il costo della vita è più elevato.
La povertà assoluta è strettamente correlata con la cosiddetta trappola della povertà educativa, ovvero il principio secondo cui chi cresce in una famiglia con minori possibilità economiche generalmente ha minore accesso a determinate opportunità educative, sociali e culturali.
Secondo Almadiploma circa il 30% dei figli di operai e lavoratori esecutivi sceglie gli istituti tecnici e professionali. Mentre un terzo di ragazzi provenienti da famiglie con livelli di istruzione medio-alti frequenta il liceo.
Sebbene la quota di disperazione scolastica esplicita (l’abbandono vero e proprio) si sia gradualmente ridotta negli ultimi anni, quella implicita è in crescita. Questa fa riferimento a quegli studenti che completano un percorso di studi, ma con competenze del tutto inadeguate, più vicine ai livelli delle scuole medie che a quelli delle scuole superiori. Si tratta del 10% del totale degli scolari.
Come riporta Con i bambini, la dispersione scolastica riguarda soprattutto alcune aree geografiche, in particolare del Mezzogiorno. Le regioni più colpite sono la Campania (17,6%), la Sardegna (15,9%), la Sicilia (12,1%) e la Calabria (11,6%).
Ma la dispersione si manifesta anche, e soprattutto, a livello locale. Il rapporto analizza 14 comuni e conferma che le situazioni di maggiore fragilità sociale si concentrano a Catania (6,2%), Napoli (6%) e Palermo (5,8%). In questo contesto le condizioni socio-economiche della famiglia incidono sulle uscite precoci dal sistema scolastico. A Catania oltre un quarto dei giovani tra i 18 e i 24 anni (26,5%) ha lasciato gli studi prima del diploma, mentre a Palermo e Napoli le quote si attestano rispettivamente al 19,8% e al 17,6%. Nelle famiglie in cui i genitori non hanno un titolo di studio l’abbandono scolastico si aggira intorno al 30% nelle principali città del meridione.
Il divario scolastico, però, dipende anche da aspetti sociali, ovvero la possibilità di avere accesso a luoghi di aggregazione come aree verdi, campi sportivi, aule studio e biblioteca. Negli ultimi vent’anni gli adolescenti che vedono i propri amici tutti i giorni si sono dimezzati, passando da oltre il 70% a poco più del 30%, una tendenza che si collega, in gran parte, alle tecnologie. In questo contesto è fondamentale l’apertura delle scuole nel pomeriggio, soprattutto nelle periferie.
Il disagio giovanile mette insieme aspetti socio-economici, educativi e di accesso ai servizi, e deve essere considerato nella definizione delle politiche pubbliche, soprattutto dal momento in cui i comportamenti a rischio o violenti sono diventati parte del dibattito pubblico. Mentre il tasso di delitti fra gli adulti è rimasto pressoché invariato negli ultimi anni, quello dei minori è cresciuto del 54%.
Tuttavia, come evidenzia, Con i bambini, poiché si tratta di un tempo di studio relativamente limitato, non si può stabilire una tendenza, ma solo sottolinearne l’importanza del monitoraggio. Inoltre, linguaggi generalisti che usano in modo improprio termini come “maranza” o “baby gange” contribuiscono alla creazione di una manifestazione sociale pericolosa che non vede e non tiene conto della realtà culturale di ragazzi di seconda e terza generazione.
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