Giovani
30 dicembre, 2025Al termine di ogni anno e all’alba del nuovo, i fantasmi tornano a farci visita. Umberto Eco, mentre scrive la sua Bustina Giochini di fine anno, afferma di essere impegnato a cercare i giocattoli per i suoi nipotini: fuori cade la neve e lo scrittore non ha alcuna voglia di abbandonarsi a pensieri seri
Al termine di ogni anno e all’alba del nuovo, i fantasmi tornano a farci visita. Ci sussurrano a cosa prestare ascolto e dove dirigere la nostra mente, facendoci vagare nel tempo. Umberto Eco, mentre scrive la sua Bustina Giochini di fine anno, afferma di essere impegnato a cercare i giocattoli per i suoi nipotini: fuori cade la neve e lo scrittore non ha alcuna voglia di abbandonarsi a pensieri seri. Propone, così, una serie di “giochini” (per lo più linguistici) con i quali potersi divertire, o quantomeno concedersi un po’ di leggerezza.
Eppure, anche durante le feste, fatichiamo a svuotare la testa: tra chi non stacca mai dal lavoro e chi combatte le proprie battaglie interiori, questo periodo non riesce più a scaldare il cuore. In realtà, non è difficile immaginarne il motivo: crescendo, le ricorrenze cicliche (come il Capodanno o il Natale) acquisiscono una doppia natura riflettente. Non solo ci spingono a rimuginare, ma si trasformano in veri e propri specchi della nostra condizione, mostrandoci sia gli spettri del nostro passato che del nostro futuro.
Al pari di Scrooge, il protagonista di A Christmas Carol, racconto di Charles Dickens e celebre film d’animazione, ci sentiamo sospesi tra ciò a cui siamo abituati e l’incognita del domani: sulla quale riversiamo, in egual misura, speranze e timori. I fantasmi del Natale passato e futuro, che bussano alla nostra porta, sono ombre che condividiamo con Scrooge: c’è chi vorrebbe vivere in ricordi ormai idealizzati e chi tenta di sigillarli in un cassetto polveroso della memoria; c’è chi freme immaginando il domani e chi, invece, trasfigura il futuro in una minaccia ben peggiore di qualsiasi spettro. Le ricorrenze ci proiettano in una doppia dimensione temporale, della quale avvertiamo la stringente pressione: i pentimenti per le decisioni passate e il peso delle responsabilità future aleggiano con maggiore insistenza proprio in questi momenti, che simbolicamente evocano sia ciò che abbiamo lasciato alle nostre spalle sia ciò a cui stiamo andando incontro.
Di conseguenza, per quanto le luci, la neve e il profumo dei biscotti riscaldino l’atmosfera, la nostra casa rimane infestata dagli spettri: sentendoci rincorsi dalla loro irriverenza, tentiamo di nasconderci sbarrando l’accesso alle nostre paure. Potremmo chiuderci in una bolla rifugiandoci nella nostra serie tv preferita, evitando che la memoria ci perseguiti; potremmo continuare a rimandare ciò che non abbiamo il coraggio di affrontare, oppure trattenere ciò che dovremmo lasciar andare, non avendo abbastanza sangue freddo per mollare la presa.
A questo punto, sballottati fra spazi e tempi diversi, dimentichiamo che siamo partiti di fronte allo specchio del 2026. Uno specchio che, al di là di chi siamo stati e di chi saremo, riflette il fantasma più invisibile di tutti: quello del nostro presente. Siamo talmente abituati a vagare altrove che, quando il fantasma del Natale presente ci fa visita, non siamo in grado di riconoscerlo. Come Scrooge, diventiamo spettatori della nostra storia, intrappolati dalle catene che abbiamo forgiato con cura. Potrebbe sembrare un discorso trito e ritrito: in fondo, migliaia di anni fa Seneca scriveva che il saggio è colui che ha fatto pace con il proprio passato, guarda al futuro con razionalità e, soprattutto, comprende che la dimensione più fragile è l’unica in cui possiamo sradicare ciò che non ci basta più. Nel nostro presente non siamo saggi e, molto probabilmente, tra i buoni propositi per l’anno nuovo non ci interessa annoverare le più alte forme di virtù; tuttavia, non possiamo permetterci di ignorare i moniti degli spettri a lungo.
Ecco perché conta il periodo che stiamo attraversando. Forse ci prenderanno per matti, come con Scrooge: eppure, sono pochi i momenti dell’anno capaci di esporci alle emozioni che temiamo di provare, anche se a metterci di fronte allo specchio sono stati dei fantasmi. Dovremmo lasciar andare ciò che del passato non ci appartiene più: forse allora capiremo che persino i demoni che popolano il nostro futuro possono essere affrontati. Questo sarebbe il più grande presente che potremmo donarci per il 2026.
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