Il ministro dell'Istruzione ha proposto di vietare i telefoni a scuola fino ai 14 anni. Ma i divieti non bastano: anche nelle scuole dove è formalmente proibito l’uso del cellulare, circa il 29% degli studenti continua ad utilizzarlo più volte al giorno

A scuola non si scrolla. Il prossimo 12 maggio, il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, formalizzerà la richiesta di vietare l'uso del cellulare nelle scuole dei Paesi dell'Unione Europea almeno fino ai 14 anni. "La presidenza polacca ha già sostenuto l'iniziativa e la Svezia ha manifestato l'intenzione di appoggiarla", ha spiegato Valditara a Rai Radio 1, aggiungendo che si discuterà anche della possibilità di estendere il divieto alle scuole superiori.

 

Il dibattito sulle conseguenze educative e cognitive dell’uso degli smartphone in ambienti scolastici è aperto e coinvolge diversi aspetti dell’apprendimento. Secondo l’ultimo report Ocse "Students, Digital Devices and Success" in Francia, Paese che già adotta il divieto fino ai 14 anni, il 58% degli studenti dichiara di essere distratto dall’uso dei dispositivi digitali durante le lezioni. In tutta l’area Ocse la situazione è simile, con il 59% degli studenti che ammette di deconcentrarsi a causa dei compagni intenti a usare telefoni, tablet o laptop.

 

Secondo il report, questo tipo di distrazione ha un impatto sulle prestazioni scolastiche. Gli studenti frequentemente distratti ottengono punteggi inferiori nei test matematici, aprendo una voragine nelle loro competenze equivalente alla perdita di circa tre quarti di anno scolastico. Per molti ragazzi, due mani libere sono l’horror vacui. Il 43% degli studenti francesi prova ansia o nervosismo quando il cellulare non è a portata di mano, con forti ripercussioni sul benessere emotivo e sulla capacità di gestire lo stress.

 

L’appello di Valditara non è inedito. Al Parlamento europeo il gruppo dei Verdi ha presentato un’interrogazione sull’uso degli smartphone, chiedendo alla Commissione una presa di posizione sul tema. "La Commissione sta raccogliendo dati ed esperienze da tutta l'Unione Europea sull'impatto dei divieti di utilizzo dei telefoni cellulari nelle scuole". Tutte queste informazioni saranno disponibili a Bruxelles "entro la fine del 2025", ha risposto il Commissario europeo all'Equità intergenerazionale, gioventù, cultura e sport Glenn Micallef.

 

Ma i divieti non bastano. Anche nelle scuole dove è formalmente proibito l’uso del cellulare, circa il 29% degli studenti continua ad utilizzarlo più volte al giorno. I device sono parte integrante del vivere quotidiano ed è difficile pretendere che la porta di una classe possa diventare il varco d’accesso a una realtà parallela in cui la tecnologia non esiste. Se ben integrata, può rappresentare un valore aggiunto per l’educazione. Secondo i ricercatori Ocse, l’uso mirato e controllato di strumenti digitali può infatti migliorare le prestazioni educative e promuovere l'inclusione, specialmente per studenti con disabilità.

 

Uno studio del programma PISA sull’uso dei dispositivi digitali e il loro impatto sulle prestazioni scolastiche ha infatti evidenziato che gli studenti che usano dispositivi digitali per attività scolastiche tra 1 e 5 ore al giorno hanno punteggi in matematica più alti rispetto a chi non li usa affatto. Più che i divieti, sono fondamentali gli investimenti nella formazione di docenti e studenti. "Sebbene il divieto dei telefoni a scuola possa ridurre le distrazioni in classe", si legge nello studio, "i risultati indicano che tali divieti non sono sempre applicati in modo efficace. Inoltre, vietare l’uso dei telefoni cellulari a scuola può anche portare a un maggiore utilizzo degli stessi a casa. Quando i telefoni sono vietati a scuola, gli studenti tendono meno a disattivare le notifiche dai social network e dalle app sui loro dispositivi digitali prima di andare a dormire". Le politiche scolastiche che migliorano la consapevolezza degli studenti possono invece aiutarli meglio a contrastare le distrazioni. I risultati delle prove PISA 2022 mostrano che gli studenti con una maggiore competenza nelle tecnologie informatiche sono meno propensi a distrarsi. Allo stesso modo, gli insegnanti che hanno partecipato a corsi di formazione professionale sull’alfabetizzazione digitale hanno riportato un minor tasso di distrazioni tra gli alunni.

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