Nel panorama europeo, l’Italia continua a presentare criticità rilevanti in tema di istruzione e formazione, che incidono profondamente sulle prospettive di sviluppo sociale ed economico del Paese. Nonostante alcuni progressi, i dati più recenti mettono in evidenza la necessità di rafforzare gli investimenti pubblici e le politiche educative, al fine di allineare il sistema italiano agli standard europei e contribuire a un miglioramento strutturale della competitività e della coesione sociale. Nel 2023 la spesa pubblica in istruzione ha inciso sul PIL nazionale per il 3,9%, un valore significativamente inferiore alla media europea, che si attesta al 4,7%. Il divario negli investimenti evidenzia un margine di miglioramento sostanziale, in un settore strategico per l’innovazione, la crescita e l’equità.
Livello di istruzione degli adulti in crescita
Nel 2024 si conferma una tendenza positiva nel livello di istruzione degli adulti tra i 25 e i 64 anni, per effetto del ricambio generazionale: le nuove generazioni, mediamente più istruite, stanno progressivamente sostituendo quelle più anziane, meno scolarizzate. La quota di adulti che possiedono al massimo la licenza media è scesa al 33,6%, con un divario di genere che vede gli uomini al 36,2%e le donne al 30,9%. Tuttavia, persistono forti differenze territoriali: nel Mezzogiorno la quota raggiunge il 41,3%, contro il 29,6% del Centro-Nord.
Abbandono scolastico e Neet: criticità aperte
Un dato di forte attenzione riguarda l’abbandono scolastico precoce. Nel 2024 la quota di giovani tra i 18 e i 24 anni che interrompono gli studi è pari al 9,8%, con un picco del 12,4% nel Mezzogiorno. Il fenomeno colpisce più i ragazzi (12,2%) che le ragazze (7,1%). È importante sottolineare che l’Italia deve ancora centrare l’obiettivo europeo fissato al 9% entro il 2030. Il fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training) resta una delle principali criticità. Nel 2024 i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso formativo rappresentano il 15,2% della popolazione. La quota è più alta tra le donne (16,6%) e raggiunge livelli allarmanti nel Mezzogiorno (23,3%), a fronte del 10,7% del Centro-Nord. L’Italia figura tra i paesi europei con la più elevata incidenza di Neet.
Titolo universitario ancora distante dagli obiettivi
Sul fronte dei titoli universitari, nel 2024 il 31,6% della popolazione tra i 25 e i 34 anni ha conseguito un titolo di studio terziario, ma il dato rimane distante dal target europeo del 45% per il 2030. Il divario di genere è ampio e a favore delle donne (38,5% contro il 25% degli uomini).
Lep e superamento della spesa storica
In tale quadro si inseriscono i principi affermati dalla recente sentenza n. 192 del 2024 della Corte costituzionale, che ha offerto importanti chiarimenti in tema di autonomia differenziata. La Consulta ha ribadito che i diritti sociali fondamentali, quale certamente è il diritto all’istruzione, devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale non attraverso meri "livelli minimi", ma mediante l’individuazione di veri e propri livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che assicurino ovunque condizioni di fruizione adeguate. Solo così è possibile superare le diseguaglianze territoriali e il fenomeno della cosiddetta "spesa storica", che finirebbe per cristallizzare i divari esistenti, pregiudicando il principio di uguaglianza sostanziale sancito dall’articolo 3 della Costituzione. In tal senso, la Corte ha sottolineato che l’attuazione dell’autonomia differenziata dovrà avvenire nel rispetto del necessario superamento della spesa storica, a garanzia di un accesso equo ai diritti su tutto il territorio nazionale. Infine, cresce la partecipazione degli adulti (25-64 anni) alle attività formative, che nel 2023 coinvolge l’11,6% della popolazione. Un segnale positivo, poiché la formazione continua è sempre più essenziale per sostenere l’occupazione e la piena inclusione sociale.