Nella sua Bustina "Come si scopre un complotto", Umberto Eco racconta di quella volta in cui hanno intercettato una sua conversazione telefonica, estrapolando frasi che, fuori contesto, fanno passare un dialogo innocente per un losco intrigo. È così che nascono i complotti: unendo i puntini senza seguire l’ordine dei numeri

Troviamo ciò che vogliamo vedere: ecco come nasce un complotto

Spesso nella vita ci rendiamo conto troppo tardi di credere fermamente in qualcosa di frangibile, inconsistente: solo dopo tempo finiamo per accorgerci di abbracciare ciò che già conferma la nostra visione del mondo, che tranquillizza le nostre fragili certezze, anche se a posteriori le giudicheremmo assurde, irrazionali. Altre volte, invece, abbiamo semplicemente una paura matta di accettare la realtà che ci circonda. Preferiamo così giocare a unire i puntini senza seguire l’ordine dei numeri, creando le forme che più ci soddisfano, un po’ come quando da bambini scovavamo nelle nuvole le figure più varie: come allora, anche oggi scrutiamo il cielo scoprendo draghi, serpenti e persino pizze, se ne abbiamo il desiderio. Abbiamo imparato così a trovare ciò che vogliamo vedere, quando abbiamo bisogno di vederlo. 

 

Nella sua Bustina Come si scopre un complotto, Umberto Eco racconta di quella volta in cui avevano intercettato una sua conversazione telefonica: “Avevo bisogno di soldi; Le avevo detto di far sparire tutto al più presto”; “C’è in giro un’indagine”; “Lo so, lo so, la faccenda dell’asta”; “No, gli americani no…”. Tutte frasi che, estrapolate dal contesto, fanno passare un dialogo innocente per tentativi di corruzione, adesione a società segrete e contatti con servizi stranieri: puntini che la nostra mente unisce, bramosa di cercare risposte al più presto. Eco ha dovuto così spiegare a un magistrato che stava semplicemente telefonando al suo librario di fiducia, il quale sapeva da anni che il nostro protagonista cercava una rara edizione di un testo che, finalmente apparso nel catalogo, era stato già venduto per necessità di denaro: i complotti nascono così, con le nuvole che acquistano le loro forme indipendentemente da quello che accade sulla terraferma. 

 

Arriviamo così nel 2016: con esiti molto, ma molto differenti, una nube simile piomba su John Podesta, all’epoca presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton alle presidenziali statunitensi di quell’anno. Hackerate e rese note al pubblico le sue mail personali, all’interno viene curiosamente citata diverse volte la pizza: inoltre, in quei giorni sta già circolando una fake news secondo la quale alcuni membri del Partito democratico americano sarebbero responsabili di una fitta rete cospirativa incline alla pedofilia. Nelle mail, un semplice riferimento a una cena elettorale all’interno di una nota pizzeria di Washington (il Comet Ping Pong) fa scoppiare la tempesta: su alcuni social e siti web, sostenitori appartenenti all’estrema destra diffondono una (falsa) notizia secondo la quale alcuni democratici praticherebbero riti sessuali su dei bambini innocenti, nascosti nel seminterrato del Comet Ping Pong, pizzeria nella quale persino il menù sarebbe un codice segreto per richiedere le vittime

 

Li vedete i puntini che si uniscono? Basta davvero poco affinché si possa alimentare un’opinione già diffusa nelle persone: la sfiducia nella classe politica che le rappresenta. Soffiando sulla rabbia già esistente dei cittadini, i complotti creano nuvole che, anche se sottili e acquose, precipitano come macigni: bugia dopo bugia, puntino dopo puntino, il proprietario e i dipendenti del Comet Ping Pong ricevono ripetute minacce di morte. Finché il 4 dicembre 2016 un ventottenne proveniente dalla Carolina del Nord, Edgar Maddison Welch, informatosi online sul complotto ormai noto al mondo come Pizzagate, entra nel locale sparando tre colpi di fucile (per fortuna andati a vuoto), desideroso di liberare i bambini imprigionati nel seminterrato. Fermamente convinto di essere il salvatore di piccoli innocenti, troverà solo delle certezze che crollano e dei puntini che si infrangono: scoprirà di essere lui, ancora bambino, a vedere solo nuvole a forma di pizza. Persuaso di aver trovato la pillola rossa che disvela l’illusione di Matrix, si rivelerà un uomo con in braccio un fucile in mezzo a un quartiere terrorizzato. I complotti ci fanno credere di essere gli eroi della storia, i protagonisti dediti a scardinare l’inganno che i cattivi della trama hanno silenziosamente architettato: anche se disegnati da noi, anche se leggeri come nuvole, hanno conseguenze reali. Impattano drasticamente nella mente di chi vuole ancora nutrirsi di illusioni.

 

Foto in apertura: John Podesta, presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton

*Vincenzo Voltarelli è uno studente di Filosofia appassionato degli scritti di Umberto Eco. Ne la rubrica L’Eco della notizia, in occasione dei 70 anni de L'Espresso, pesca dalle storiche Bustine di Minerva nuovi spunti per l'attualità

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Disordine mondiale - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 27 giugno, è disponibile in edicola e in app