Giovani
4 luglio, 2025“Voglio votare fuorisede” è il titolo della proposta di legge di iniziativa popolare, depositata il 27 giugno in Cassazione
Oggi, salvo alcune eccezioni, per esercitare il proprio diritto di voto è necessario recarsi alle urne del proprio comune di residenza. Negli anni, non hanno potuto imbucare la scheda giovani studenti, lavoratori precari e chiunque si fosse trovato lontano da casa in concomitanza di una tornata elettorale. La proposta di legge depositata in Cassazione punta a garantire il diritto di voto fuorisede a tutti e per qualsiasi tipo di elezione, sempre nel rispetto dei principi di uguaglianza, libertà, personalità, segretezza e sicurezza del voto.
Se le prime sperimentazioni circoscrivevano questa modalità di voto solo a specifici motivi - lo studio per le elezioni europee, oppure lo studio, il lavoro e la cura per il referendum -, la nuova proposta amplia i criteri, riconoscendo la possibilità di votare fuorisede per qualsiasi ragione di mobilità. Il voto sarebbe concesso a tutti i fuorisede che si trovano in un comune situato in una regione diversa da quella del comune di residenza, permettendo così di esprimere la preferenza durante qualsiasi consultazione nazionale, regionale, amministrativa, referendaria o europea.
La proposta di legge è disponibile sulla piattaforma digitale ministeriale dal 4 luglio, data simbolica per chi combatte da anni per ottenere una legge che garantisca il voto a distanza. Il 4 luglio 2023, infatti, fu approvata alla Camera dei deputati la prima legge sul voto fuorisede che consentirebbe, una volta approvata anche al Senato, di partecipare alle elezioni senza dover tornare nel luogo di residenza. Tra i depositari di quella legge figurano The Good Lobby, Will Media e la Rete Voto Fuorisede che comprende decine di associazioni diverse tra loro: da quelle sportive a quelle studentesche, unite dalla difficoltà di votare perché spesso in movimento o momentaneamente fuori dal luogo di residenza.
Una legge ferma da due anni
Da due anni la legge è bloccata in Senato e in questa attesa il governo Meloni ha sperimentato il voto a distanza alle elezioni Europee di giugno 2024 - sperimentazione dedicata solo agli studenti che vivevano fuori dalla regione di residenza - e poi ai referendum di giugno 2025, dove hanno potuto votare anche i lavoratori e chi si sposta per ragioni di cura fuori dalla propria provincia di residenza. Nonostante il numero degli elettori fuorisede iscritti alle sperimentazioni sul voto a distanza sia cresciuto, Palazzo Madama non si è mosso.
I senatori hanno dimostrato scarsa sensibilità al tema rispetto ai colleghi deputati. Lo stesso presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, negli ultimi due anni ha sempre declinato le richieste di confronto con le associazioni di fuorisede che chiedevano di proseguire con l’iter parlamentare. La proposta di legge d’iniziativa popolare è quindi una risposta al silenzio di Palazzo Madama, per dimostrare che il tema è fondamentale per la partecipazione democratica dei cittadini e che, come scritto nel Libro bianco oer la partecipazione dei cittadini del 2022, il voto fuorisede è uno strumento atto anche a risolvere l’astensionismo involontario, ovvero quella platea di persone che si astiene dalle elezioni non per propria volontà, ma per l’impossibilità di raggiungere il seggio per motivi economici, personali o di tempo.
Come sono andate le prime due sperimentazioni e come funziona nel resto dell'Ue
La prima sperimentazione è stata messa in atto, come detto, in vista delle elezioni europee, interessando 23.734 studenti fuorisede che hanno fatto domanda entro i tempi previsti: è stato poi circa l’80% degli iscritti ad andare a votare. Le Regioni da cui proveniva il maggior numero di studenti che ha votato fuorisede sono state la Puglia e la Sicilia, seguite da Campania e Calabria. Alla seconda sperimentazione del voto a distanza, in occasione del referendum dell’8 e del 9 giugno 2025, il numero dei partecipanti è triplicato, poiché l’accesso a questa modalità di voto era garantito non solo agli studenti e alle studentesse ma anche a coloro che vivevano lontani dalla propria residenza per motivi di lavoro o di cura. Gli elettori fuorisede ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio sono stati 67.305, di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi di cure mediche: è stato circa il 90% degli iscritti ad andare poi effettivamente al voto.
I dati delle due sperimentazioni coincidono con le “prime volte” degli altri Paesi europei: ad esempio, nel 1957, in Germania votò a distanza il 4% degli aventi diritto; nel 2025 hanno superato il 36% con un picco nel 2021 del 47% dovuto alla pandemia. Un altro esempio lampante è quello estone, dove nel 2005 votò a distanza solo l’1,9%, mentre nel 2023 si è raggiunto il 50%. Nel 2024 in Francia, al ballottaggio delle elezioni legislative, un contributo considerevole è stato apportato dal voto fuori sede: oltre 2,6 milioni di francesi hanno votato per procura (o delega). In totale sono state rilasciate 3.516.534 deleghe: 3,4 volte in più rispetto alle elezioni legislative del 2022. In Spagna, il voto per corrispondenza nel 2000 ha coinvolto meno di mezzo milione di persone, ma nel 2023 ha raggiunto oltre 2.6 milioni di votanti. Anche in provincia di Bolzano, il voto per corrispondenza per le elezioni provinciali è passato da quasi 8.000 partecipanti nel 2013 a oltre 13.100 nel 2023.
I dati europei dimostrano che i cittadini hanno bisogno di tempo per conoscere lo strumento e che le istituzioni hanno il compito di comunicare in maniera chiara e tempestiva la possibilità di votare a distanza. Le associazioni che si battono per il voto fuorisede puntano ad una legge definitiva perché le sperimentazioni emanate con decreti last minute non danno il tempo alle persone di informarsi e organizzarsi per questa modalità di voto. In entrambe le sperimentazioni, infatti, i fuorisede hanno avuto circa tre settimane per venire a conoscenza del decreto e fare domanda, cioè un tempo non sufficiente per un’ampia partecipazione. Ad oggi, l’Italia è l’unico paese dell’Ue a non garantire il voto fuorisede insieme a Malta e Cipro: due territori molto più piccoli dello stivale, dove tornare alla propria residenza per votare è più semplice. Basti pensare che l’Italia è circa 950 volte più estesa di Malta e 32 volte più grande di Cipro.
Sei mesi per almeno 50 mila firme
Poiché si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare, per poter essere portata all’attenzione del Parlamento sarà necessario raccogliere almeno 50 mila firme autenticate da cittadini elettori, entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, come previsto dall’articolo 71 della Costituzione italiana per le leggi proposte direttamente dalla società civile. Solo al raggiungimento di questa soglia, la proposta sarà formalmente depositata in Senato e potrà partire l’iter legislativo vero e proprio, che include la discussione nelle commissioni competenti e, eventualmente, l’esame e il voto in Aula. L’obiettivo delle associazioni promotrici è l’approvazione di una legge definitiva che permetta di votare a distanza già alle elezioni Politiche del 2027. Per firmare la proposta “Voglio votare fuorisede” bisogna accedere tramite Spid o Cied alla piattaforma referendum e iniziative popolare del ministero della Giustizia.
A cura di Fabio Rotondo e Carola Speranza, giornalisti e promotori della proposta di legge per il voto fuorisede
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