Giovani
4 agosto, 2025Umberto Eco, nella sua Bustina "Una generazione di alieni", afferma come i giovani vivano la vacanza in “non luoghi”, del tutto artificiali. In realtà, il contesto attuale sembra navigare verso direzioni differenti: molti scelgono di partire per disconnettersi dalle abitudini quotidiane, in particolare quelle legate alle dinamiche di interazione online
Cerchiamo noi stessi nei testi delle canzoni, nelle storie che ascoltiamo, nei viaggi che decidiamo di compiere. Come Mattia, protagonista del romanzo di Luigi Pirandello Il Fu Mattia Pascal, sogniamo di evadere da una realtà che, spesso, percepiamo stringente. Umberto Eco, nella sua Bustina Una generazione di alieni, riprende un articolo del filosofo Michel Serres pubblicato su Le Monde: argomento di discussione ragazze e ragazzi cresciuti all’alba del nuovo millennio, come noi. Il pezzo riporta un’inchiesta americana che aveva stabilito come alcuni bambini di New York credessero che il latte fosse un prodotto artificiale come la Coca-Cola. Ma soprattutto, i giovani: “non sono più abituati a vivere nella natura e conoscono solo la città (ricorderò che quando vanno in vacanza vivono per lo più in quelli che Augé ha definito “non luoghi", per cui il villaggio vacanze è del tutto simile all'aeroporto di Singapore, e in ogni caso presenta loro una natura arcadica e pettinata, del tutto artificiale)”.
Con il tempo, le connessioni digitali hanno creato l’esigenza di raggiungere alcune mete perché “Instagrammabili”, esprimendo il bisogno di racchiudere il viaggio all’interno di una cartolina da storia social. Se Mattia Pascal, creduto morto dai familiari, scappa dal suo paesino per cercare una nuova vita, cambiando il suo nome in Adriano e chiedendo al viaggio la realizzazione di una nuova dimensione di sé, l’esplorazione oggi diventa esposizione del già noto, vetrina di una bella vita, senza le spaccature e gli squarci che il viaggio procura alle proprie certezze. Tuttavia, il contesto attuale sembra navigare verso direzioni differenti: secondo How Travel Is Changing, ricerca europea di WeRoad che coinvolge più di cinquemila persone, attualmente solo lo 0,37% degli intervistati seleziona una meta perché ideale per i propri post. Al contrario, molti scelgono di partire per disconnettersi dalle abitudini quotidiane, in particolare quelle legate alle dinamiche di interazione online.
Avvertiamo l’urgenza di spostarci al fine di evadere trame d’esistenza che non ci soddisfano più, modalità di vita dalle quali ci sentiamo dipendenti. Ed ecco che diventiamo Mattia: desiderosi di interrompere un’ordinarietà che ci affonda come un’ancora. Il viaggio trasforma, esplorando una dimensione emotiva completamente differente: tuttavia, un conto è percepirlo come vacanza, un altro come occasione di cambiamento. Un decennio fa eravamo “ragazzi europei”, i quali “da sessant'anni non hanno conosciuto guerre” e “beneficiando di una medicina avanzata non hanno sofferto quanto i loro antenati”, scrive Eco. Oggi attraverso i media osserviamo il sangue scorrere da Gaza all’Ucraina. Siamo una generazione che sente il peso della precarietà: nel giro di qualche giorno abbiamo dovuto fare i conti con le nostre fragili sicurezze, frantumate da una pandemia che ha mostrato come le strade della vita siano simili a una giostra alla quale piace cambiare direzione, senza preavviso.
Sempre secondo la ricerca condotta da WeRoad, oltre il 70% degli intervistati viaggia per immergersi in esperienze più profonde e autentiche. Decolliamo anche per tentare di aggiustare qualcosa che percepiamo rotto, fuori posto. Ma non si può vivere in ferie, per fortuna. La vacanza implica una breve pausa dalla routine, una boccata di libertà tornando, subito dopo, a trattenere il respiro sott’acqua: Mattia abbandona gli abiti di Adriano e torna nel suo paesino. Nascono opportunità nel momento in cui non permettiamo alla partenza di essere una sigaretta che brucia, ma una possibilità di trascinare le emozioni che echeggiano al suo interno nel grigiore quotidiano. Il viaggio è degno del suo nome se permane indelebilmente nelle scosse emotive di chi tenta di riscoprirsi, di mettere in discussione le proprie certezze: non ci tatuiamo lontano da casa per rendere eterno ciò che percepiamo come fugace? Per trattenere sentimenti che ci hanno fatto vibrare in maniera differente? Il viaggio è tale se lasciamo che esplori i nostri luoghi interiori più abbandonati, riconnettendoci a loro: se Mattia torna nel suo paesino e sa, dentro di lui, che non sarà più lo stesso.
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