I 70 anni de L'Espresso
14 ottobre, 2025Nel 2007 Fabrizio Gatti condusse una lunga inchiesta sulla malasanità per L’Espresso, all’Umberto I di Roma. Nella seconda parte intervistò Ubaldo Montaguti, direttore dell’ospedale
Per oltre un mese Fabrizio Gatti si finse un portantino del policlinico Umberto I di Roma e scrisse per L’Espresso una delle maggiori inchieste sulla malasanità romana e italiana. Nella prima parte descrisse lo stato di totale incuria dei reparti, soprattutto quello pediatrico. Nella seconda, attraverso un colloquio con il direttore Ubaldo Montaguti, rivelò un ampio traffico di cornee umane. La prima “immagine” fornita da Gatti nel suo articolo fu proprio quella di una cadavere coperto da un lenzuolo e seguito da un vigilante armato, per evitare che qualcuno potesse rubargli gli occhi. «Bastano un oculista senza scrupoli e pochi minuti per espiantare le cornee» scriveva Gatti riportando le parole del direttore. Nell’intervista, Montaguti rivelò che l’allarme per possibili traffici era giunto dalla Procura circa un anno prima e in seguito l’ospedale aveva istituito il servizio di scorta armata e un servizio interno di personale addetto al trasporto delle salme. Secondo il direttore, non c’erano elementi per accusare medici interni al policlinico, tuttavia la complicità di medici esterni sarebbe stata necessaria per operazioni delicate di questo tipo, probabilmente finalizzate al trapianto illegale di organi. Ugualmente grave, per la sicurezza sanitaria del personale e dei pazienti, fu anche la denuncia di Montaguti riguardo al trasudamento di feci (che colavano dai muri) all’interno del policlinico. «Le foto le ho fatte vedere al sindaco Veltroni, al presidente della regione Marrazzo, all’assessore regionale della sanità Battaglia (…) ma forse le mie fotografie e le mie parole non sono state altrettanto convincenti come quelle pubblicate da L’Espresso» affermò Montaguti. Il direttore denunciò anche la gara al prestigio dei diversi primari e professori del policlinico universitario, che usavano fondi pubblici per abbellire i propri uffici personali. Dopo la pubblicazione dell’articolo, tuttavia, ritrattò quanto dichiarato, affermando: «Credo che non vi sia un traffico clandestino di cornee, ma non potevamo sottovalutare la segnalazione dei Nas».
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