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14 ottobre, 2025Dopo anni di scontri, il primo ministro francese (neo-rinominato) ha proposto di sospendere la riforma del sistema pensionistico fino al 2028: una scelta che ha, almeno momentaneamente, messo la legislatura in salvo da una mozione di sfiducia
“Proporrò già questo autunno” di sospendere “la riforma delle pensioni fino alle elezioni presidenziali”: queste sono le parole con cui il primo ministro francese Sébastien Lecornu ha salvato (almeno per il momento) nel pomeriggio del 14 ottobre il suo neo-governo da una fine prematura. Ecologisti, La France Insoumise e Il Rassemblement National confermano che voteranno comunque la sfiducia nei prossimi giorni, ma il Partito Socialista si astiene.
Pensioni: dove si gioca la sopravvivenza del governo
Dopo aver presentato la proposta di legge finanziaria (che sarà prossimamente dibattuta in Parlamento) al Consiglio dei Ministri martedì mattina, alle 15h Sébastien Lecornu ha preso il microfono all’Assemblée Nationale, il parlamento francese. Davanti ai deputati, il premier ha fatto la sua dichiarazione di politica generale, un momento molto atteso da tutti i parlamentari. Il Partito socialista aveva infatti precedentemente dichiarato che la fiducia al governo sarebbe dipesa proprio dalla dichiarazione del premier, in particolare dalla sua posizione sulla riforma del sistema pensionistico (fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron nel 2023). Se il governo fosse stato disponibile ad abrogare la riforma, il Ps non avrebbe deposto una mozione di sfiducia, in alternativa avrebbero sfiduciato il governo.
Un ruolo fondamentale quello dei socialisti martedì: dopo che sia la quasi totalità della sinistra (LFI, comunisti e ecologisti) che l’estrema destra di Marine Le Pen avevano annunciato la sfiducia al governo, il voto dei socialisti era decisivo per la maggioranza e, quindi, molto atteso.
Consapevole di essere con le spalle al muro, il primo ministro ha inaspettatamente proposto di sospendere la riforma del sistema pensionistico fino a gennaio 2028 (dopo cioè le presidenziali del 2027). La riforma delle pensioni è infatti da anni al centro dei dibattiti parlamentari: dal 2023, quando la proposta venne resa valida attraverso l’articolo 49.3 (che permette l’approvazione di una legge senza la maggioranza del Parlamento), le pensioni sono diventate il campo di scontro tra la sinistra e l’estrema destra (che ne chiedono l’abrogazione) e il campo macronista (che l’ha fortemente desiderata).
Applaudito da diversi deputati socialisti, il premier è stato fischiato dal resto delle opposizioni. Mentre una parte dei deputati ha lasciato il parlamento in segno di protesta, Eric Ciotti (Union des Droites pour la République) l’ha definito il “primo ministro più debole della V Repubblica”, dopo averlo additato come “l’ostaggio del Partito Socialista”. Manuel Bompard (LFI) denuncia invece un “temporeggiamento” del premier e invita il PS a votare la sfiducia.
Lecornu, consapevole che prossimamente la legge finanziaria arriverà al Parlamento, ha anche avvertito che la sospensione della riforma delle pensioni costerà "400 milioni di euro nel 2026 e 1,8 miliardi nel 2027"" e dovrà essere "compensata da risparmi. [..] Non potrà essere realizzata a costo di un aumento del deficit".
No al 49.3 e sì al dibattito
Consapevoli della loro importanza in questo contesto di crisi, i socialisti avevano alzato la posta in gioco nei giorni precedenti la dichiarazione di politica generale. Non solo l’abrogazione della riforma sulle pensioni, ma anche l’abbandono del 49.3: questa la linea rossa per non sfiduciare il governo. Ed è anche su questo punto che Lecornu ha ceduto, dichiarando che rinuncerà all’utilizzo dell’articolo.
“È la garanzia per l'Assemblea Nazionale che il dibattito, in particolare quello sul bilancio, ma non solo, proseguirà fino alla fine, fino al voto", ha dichiarato il premier al Parlamento. “In un'assemblea divisa, un governo, anche se sostenuto dalla maggioranza più relativa, non può, nel lungo periodo, agire senza tenere conto delle opposizioni. Non è possibile. Non è più possibile e, soprattutto, non è auspicabile”.
Sébastien Lecornu: il ritorno
Ma perché il primo ministro si trova già a rischio sfiducia a quattro giorni dalla sua nomina (il 10 ottobre)?
Bisogna ricordare che quella di venerdì sera per Lecornu non è stata la prima nomina a premier. Sébastien Lecornu è stato (per la prima volta) nominato primo ministro dal presidente Macron il 10 settembre, dopo la sfiducia al governo del suo predecessore Bayrou. Dopo un’attesa di tre settimane, il premier aveva presentato la sua rosa di ministri nella serata di domenica 5 ottobre. Ma l’annuncio della squadra di governo aveva creato una tale ondata di critiche che il premier aveva dato le sue dimissioni nella mattina di lunedì. Dopo aver accettato le dimissioni, Macron ha però deciso di ricondurlo a Matignon cinque giorni dopo, con la missione ben precisa di dotare la Francia di una legge di bilancio nel più breve tempo possibile.
"Ho proposto al presidente della Repubblica un governo che, entro tre mesi, consegni alla Francia un bilancio serio e affidabile, utile e positivo per il popolo francese" ha infatti dichiarato Lecornu dopo il Consiglio dei ministri.
Impopolare nell’emiciclo, il neo premier Lecornu gode del 27% di popolarità tra i francesi, secondo gli ultimi sondaggi: un tasso non esattamente simbolo di successo, ma nettamente migliore di quello del presidente, che si assesta intorno al 19% (un record in negativo, eguagliato solo dall’ex presidente socialista François Hollande).
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