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19 novembre, 2025Fin dalle prime pagine di "Sequestro di persona", romanzo inedito di Arrigo Benedetti, il sostituto procuratore Enrico Guardabassi è prigioniero dentro una cella imbottita. L'anno (197...) è volutamente imprecisato
Fin dalle prime pagine di “Sequestro di persona”, romanzo inedito di Arrigo Benedetti, il sostituto procuratore Enrico Guardabassi è prigioniero dentro una cella imbottita. L’anno (197..) è volutamente imprecisato.
l ronzio entrò di nuovo nel sonno e lo costrinse ad aprire gli occhi che si richiusero subito. Rannicchiato sul comodo giaciglio, sentiva nelle pupille il bagliore della lampada chiusa dentro una museruola di filo metallico e inserita nel soffitto. Occorreva accertarsi di tante cose. «Da un particolare secondario» si disse con una soddisfazione che accresceva quella di potersene stare chiotto coi suoi pensieri «potrò dedurne molti altri, come ho sempre saputo». E abbandonatosi a un dormiveglia, che presto sarebbe diventato un sonno pesante, si trovò di nuovo a salire faticosamente una scala che gli pareva di conoscere, gradino dopo gradino.
«Perché non vengono più?» si chiese. Destatosi per un istante, proprio per rispondere al quesito rivoltosi dormendo, non gli riuscì stabilire da quanto tempo, quelli, non si facessero più vedere. «Conserva la calma, Enrico» era come se gli sussurrasse qualcuno e per dimostrare una tranquillità esemplare si rannicchiò di nuovo, gli parve di camminare in un andito, si chiese se lo sognasse per la prima volta. Forse sì, forse no. Un altro elemento da analizzare, tranquillo. «Oh, non me ne mancherà il tempo» fece tra sé.
Sorrideva dormendo di certe remote paure. Il babbo finge d’avere sbadatamente dimenticato la pipa sul comodino e gli comanda d’andarla a prendere nella così lontana camera da letto matrimoniale.
«Perché dovrei avere paura» si disse «sono grande ormai».
Avanza nel buio d’un corridoio che gli sembra interminabile benché attraversi un appartamento spazioso però di dimensioni normali. «Non accendere» gli ordina una voce baritonale. La mamma si succhia il labbro inferiore e tace; sorride e parla quando lui torna dalle tenebre, e, inseguito da una mano rapace e protesa, entra nella sala da pranzo la cui luminosità è concentrata dall’abat-jour di seta verde, una grande cupola, di cui è visibile l’armatura di fil di ferro, appesa a una carrucola fornita di contrappesi. «Bravo» udì dopo tanti anni, era la voce paterna. «Hai visto com’è facile? Un uomo non deve avere paura del buio, un uomo va alla guerra; se l’offendono, sfida il suo avversario al duello, deve difendere il nome della famiglia, un uomo…».
Un po’ infastidito da quella voce stentorea, il sostituto procuratore Enrico Guardabassi, di cui tanto avevano parlato i quotidiani e i settimanali, già prima che si trovasse al centro del caso più clamoroso avvenuto nella primavera del 197., alla vigilia d’una decisiva consultazione elettorale, s’addormentò di nuovo nella cella imbottita, dove viveva da un tempo che gli sembrava ormai incommensurabile, sebbene talvolta s’inorgoglisse d’essere in grado di contare i giorni trascorsi in prigionia.
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