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24 novembre, 2025La crisi del governo giallo-verde esplose a fine agosto 2019, ma L’Espresso individuava i fattori principali del disgregamento della coalizione già a maggio 2018, pochi mesi dopo le elezioni
Il primo governo di Giuseppe Conte, il cosiddetto giallo-verde, formatosi dopo le elezioni del 4 marzo 2018, metteva insieme due realtà politiche molto distanti fra loro, espressione di due frammenti d’Italia, il Movimento 5 Stelle e la Lega. La breve durante del Conte I - appena un anno, tre mesi e quattro giorni - fu dettata da tre fattori, secondo L’Espresso che già ne prevedeva la fine mesi prima dell’effettiva crisi. Le circostanze infatti non avevano permesso di moderare la Lega, costituzionalizzare il M5S e cambiare la strategia del centrosinistra. Questi tre fallimenti, scriveva Marco Damilano, avrebbero portato alla svolta traumatica. Non era bastato infatti «far indossare l’abito buono» al vice premier Luigi di Maio e ostentare rispetto istituzionale per nascondere l’inesperienza politica del Movimento, così come non era stata sufficiente l’evoluzione nazionale della Lega di Salvini, di fronte soprattutto alla vicinanza del vice-premier leghista a Putin, all’Afd, Le Pen e Orbán. Terzo motivo del crollo imminente del sistema giallo-verde sarebbe stato, secondo L’Espresso, il fallimento di un ripensamento radicale delle politiche del centro-sinistra, quindi del Pd. Il partito democratico, cioè, si mostrava inadeguato nella comunicazione politica e nell’assenza di una vera strategia di opposizione, allontanandosi sempre più anche dal proprio elettorato. La più difficile estate dei giallo-verdi, tuttavia, si rivelò quella successiva, con le dimissioni di Conte nell’agosto 2019 e la formazione del suo secondo governo, senza Lega.
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