Fu un colloquio esclusivo e rivelatorio quello di Camilla Cederna con un anonimo militante dell’estrema destra missina all’inizio degli anni Settanta. La prima pagina de L’Espresso dell’11 gennaio 1970 apriva infatti con la scoperta di un sistema di addestramento delle frange estremiste, nere e italiane, nella legione straniera francese. Nello specifico, si trattava di otto mesi in Corsica, tra le basi di Bonifaci e Calvi, in cui una selezione di militanti, provenienti anche dal Raggruppamento Volontari dell’Msi - ovvero dal servizio d’ordine del partito nelle manifestazioni - veniva introdotta alle tecniche di guerriglia e controguerriglia. Centinaia di giovani uomini imparavano a fabbricare e disinnescare bombe con materiai rudimentali, a costruire trappole e torturare fisicamente e psicologicamente eventuali avversari. Cederna lo descriveva come un «ristretto stage per conto dell’Msi», in accordo con la legione straniera. Lo scopo dell’addestramento di queste poche centinaia di persone era quello di farle tornare in Italia a insegnare le stesse tecniche ai membri dei gruppi giovanili, proprio nel momento storico in cui, in effetti, gli scontri di piazza con le forze dell’ordine assumevano un assetto da guerriglia. Era la vigilia dello stragismo. Per la rilevanza anche politica della notizia, “La fabbrica degli squadristi” occupava tutto il taglio alto della copertina, completata da due richiami interni. Da un lato un articolo di Eugenio Scalfari sulla prevedibile crisi del dollaro - che infatti circa un anno dopo esplose con lo stop alla convertibilità in oro. Dall’altro un articolo di cultura sulla pittrice e scenografa Leonor Fini e sulle sue illustrazioni per un’opera di Charles Baudelaire, “La Fanfarlo”.
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