“Capitale corrotta = nazione infetta”: il coraggio de L’Espresso contro le accuse del sindaco Rebecchini

L’inchiesta-simbolo del primo anno della testata prosegue nel 1956 con un attacco da parte dell’amministrazione romana. Il giornale risponde con fermezza politica e morale, così come indaga sui conti delle Olimpiadi invernali di Cortina

L’inchiesta sulla speculazione edilizia, inaugurata dall’articolo di Manlio Cancogni dell’11 dicembre 1955, ottiene una prima risposta ufficiale dal sindaco di Roma, Salvatore Rebecchini, con la conferenza del 27 gennaio 1956. È in quella sede che il giornale viene accusato di aver aggravato i fatti a scopo polemico. La copertina del 5 febbraio espone, perciò, la ferma presa di posizione de L’Espresso, ribadendo la «campagna politica e morale», non elettorale, dell’inchiesta e l’idea secondo cui lo «scandalo romano è sintomo di una malattia sociale più vasta». “Capitale corrotta = nazione infetta”, appunto. L’Espresso si espone criticando i toni usati da Rebecchini in conferenza e soprattutto chiedendo di essere smentito nelle sedi opportune, in tribunale o anche in televisione, purché pubblicamente, in modo da poter confrontare i dati e i documenti. È una dimostrazione di coraggio e indipendenza giornalistica, raddoppiata, inoltre, nel secondo articolo della copertina, in cui viene criticata la gestione delle Olimpiadi invernali di Cortina. L’evento sportivo, trasformato in vetrina mondana, chiuse infatti in passivo. I dati del giornale parlano di sei miliardi di lire di spese a fronte di trecentocinquanta milioni di incassi. Un fallimento dovuto alla trasformazione delle Olimpiadi in evento di lusso, inavvicinabile per la maggior parte della popolazione, ma rivolto e frequentato da divi spesso lontani dal mondo dello sport. Fra questi, il giornale indica anche Gina Lollobrigida (in foto) e Sophia Loren.

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