Il 31 maggio 1970 il servizio di apertura de L’Espresso era un’inchiesta sulle imminenti elezioni amministrative e, per la prima volta, regionali. Le prime 15 regioni a statuto autonomo erano infatti appena nate e con la scelta elettorale avrebbero anche restituito un’immagine politica più chiara di un’Italia allora ancora difficile da decifrare, dopo due anni di crisi dei partiti e dopo la scissione all’interno del partito socialista. L’Espresso, perciò, analizzava alcuni possibili scenari, considerando gli equilibri ipotetici di quattro partiti: democrazia cristiana, partito comunista, partito socialista e partito socialdemocratico. Una settimana prima del voto, che fu il 7 giugno 1970, il giornale dedicò l’intera sezione politica alle singole prospettive elettorali. Nello specifico, in caso dell’avanzamento del Pci e dello stallo del Psu, ipotizzò «un’alleanza concordataria» con la Dc. In caso di maggiore successo del socialismo democratico, invece, ipotizzava un danno fatale al Psi e al Pci. I risultati delle regionali rimasero poi in linea con la prima ipotesi, con la Dc come primo partito, seguita dal partito comunista, dal partito socialista e infine dai socialdemocratici.
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