Era il 19 gennaio 1975 quando L’Espresso, allora diretto da Livio Zanetti, scelse per la prima pagina la fotografia di una modella incinta, nuda e crocifissa, con lunghi capelli scuri sulle spalle. Era il simbolo provocatorio del sacrificio del corpo femminile in un’Italia bigotta e democristiana, che alle proteste di piazza per l’aborto libero e sicuro rispondeva con le cariche della polizia, con gli arresti (come quello del segretario del Patito radicale Gianfranco Spadaccia) e con la censura. A causa della copertina di quel gennaio ’75 il numero fu sequestrato per vilipendio alla religione e il direttore querelato. Fin da subito, tuttavia, l’immagine divenne un punto di riferimento delle battaglie civili e sociali de L’Espresso e della militanza del giornale per l’approvazione di una legge sull’interruzione di gravidanza, poi promulgata nel 1978. L’Espresso stesso ha più volte ripreso, sia in copertina sia in articoli interni, la fotografia della donna crocifissa per parlare di aborto, sia negli anni Ottanta, per i referendum abrogativi della legge 194, sia di recente come nella copertina del 14 maggio 2023, raccontando le condizioni dell’aborto in Italia a 45 anni dalla legge stessa.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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