Pietro Valpreda, anarchico arrestato dopo la strage di Piazza Fontana, e la sua assoluzione furono al centro delle inchieste del giornale, che portarono poi alla scoperta della pista nera. Fu scarcerato solo dopo tre anni

Il caso Valpreda e il ruolo de L’Espresso

Una fotografia a pagina intera di Pietro Valpreda costituisce l’intera copertina de L’Espresso del 5 marzo 1972. Il giornale, che era stato uno dei pochissimi organi di stampa a non cadere nella retorica del “mostro Valpreda”, si era mostrato il giornale più militante - anche con la celebre lettera aperta sul caso Pinelli - nella ricerca della verità sulla strage di Piazza Fontana. Evitando il linciaggio mediatico, già nel 1971 la testata era riuscita a ottenere segretamente dallo stesso Valpreda alcuni fogli del suo diario personale dal carcere, poi pubblicati interamente sul giornale con l’intento di cambiare la narrazione sulla strage, dimostrare l’assenza di prove a carico dell’uomo, denunciare la sua condizione in carcere e spostare, invece, l’attenzione sulla pista nera che si andava delineando. Il titolo di copertina “Perché non potranno condannare Valpreda” si rivelò in effetti corretto quando nel 1979 fu assolto in primo grado dall’accusa di strage, per insufficienza di prove. Solo nel 1987, tuttavia, arrivò la sentenza definitiva della Cassazione.

 

Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
Il sondaggio lo trovate a questo link

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