I 70 anni de L'Espresso
24 luglio, 2025Una serie di omicidi di grande risalto mediatico caratterizzò il corso del 1979 e coinvolse anche esponenti della Democrazia cristiana
Carmine Galante, detto Lilo, malavitoso italoamericano ancora con il sigaro stretto fra i denti e un colpo di doppietta nell’occhio. Michele Reina, segretario provinciale della Dc a Palermo, ucciso nell’abitacolo della sua Alfetta 2000 con diversi colpi al collo, alla testa e al torace. Mino Pecorelli, giornalista, colpito in volto e sulla schiena, in pieno centro a Roma. Sono questi i tre volti dei cadaveri sulla copertina de L’Espresso del 5 agosto 1979, quando la mafia uccideva solo d’estate. Fra loro, sempre in prima pagina, le fotografie dell’avvocato Giorgio Ambrosoli e del commissario di polizia Boris Giuliano, uccisi rispettivamente a Milano l’11 luglio e a Palermo il 21 luglio 1979. Con l’apertura dedicata ai “cadaveri eccellenti” alla fine degli anni Settanta, chiamati così durante la seconda guerra di mafia, L’Espresso tracciava un collegamento diretto, una “stessa mano” - ovvero quella di Cosa Nostra, e nello specifico della cosiddetta Commissione o Cupola - dietro una serie di omicidi in cui la politica, anzi la Democrazia cristiana, si intrecciava con la criminalità organizzata siciliana.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
Il sondaggio lo trovate a questo link
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Ma che caldo fa - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì primo agosto, è disponibile in edicola e in app