I 70 anni de L'Espresso
30 luglio, 2025L’esercito israeliano fu complice del massacro avvenuto nel quartiere occidentale di Beirut e nel campo profughi palestinese. Ancora oggi è impossibile definire il numero esatto delle vittime brutalmente uccise
Fu una visione atroce quella raccontata dai giornalisti, anche europei e statunitensi, che riuscirono a entrare nel campo profughi di Shatila e nel quartiere di Sabra, a Beirut Ovest, nel settembre 1982. Anche per questo motivo L’Espresso, nella copertina del 3 ottobre successivo, scelse di non nascondere l’orrore e mostrò in prima pagina i corpi trucidati dei palestinesi e dei libanesi sciiti, uccisi dalle falangi nazionaliste libanesi con la complicità di Israele. Quello che è passato alla storia come il Massacro Sabra e Shatila avvenne tra il 16 e il 18 settembre 1982, come conseguenza indiretta della Guerra del Libano del giugno precedente. Per sedare il conflitto e risolvere la crisi, infatti, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan aveva inviato a Beirut Philip Habib. Dopo alcune difficili trattative, Habib riuscì a ottenere la garanzia che l’Idf non sarebbe entrato a Beirut Ovest, dando il tempo ai combattenti dell’Olp di spostarsi senza mettere in pericolo i civili rifugiati. Inoltre ottenne dal neo presidente libanese Bashir Gemayel, figlio di Pierre Gemayel (il fondatore delle Falangi), l’assicurazione che nemmeno i falangisti avrebbero attaccato. L’esercito statunitense rimase alcune settimane a garanzia dell’accordo, ma quando lasciò Beirut, la situazione precipitò rapidamente. Il 14 settembre Bashir Gemayel fu ucciso in un attentato e il giorno successivo l’Idf invase Beirut Ovest rompendo l’accordo con gli Stati Uniti. Prese il controllo di alcuni campi profughi, chiudendo qualsiasi via d’uscita e favorendo così le violenze delle milizie cristiano-falangiste, in cerca di vendetta per la morte di Gemayel. Il numero esatto di morti non è ancora stato definito ma è compreso fra 762 e 3 500 in tre giorni. Nel dicembre 1982 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite definì il massacro un “atto di genocidio”.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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