I 70 anni de L'Espresso
27 agosto, 2025Nel 1990, terminata al Guerra Fredda, il presidente del consiglio Giulio Andreotti fu il primo capo di governo a rivelare l’esistenza dell’organizzazione segreta, parte di una rete internazionale
Era il 24 ottobre 1990 quando Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio, rivelò pubblicamente l’esistenza dell’Organizzazione Gladio in un discorso alla Camera dei deputati. In realtà però già il 3 agosto precedente ne aveva confermato l’esistenza alla Commissione stragi, presieduta dal senatore Libero Gualtieri. Gladio era un nodo della rete stay-behind, ovvero un'organizzazione paramilitare anti-comunista, nata da un accordo con la Cia e diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, per impedire l’espansione del blocco sovietico e contrastare un eventuale attacco. Anche per questo conduceva azioni di spionaggio. Andreotti, che fu perciò il primo capo di governo a rivelare l’esistenza di questa rete, rompendo il segreto su Gladio e le stay-behind, ritenne necessario farlo nel 1990 non solo perché ormai il Muro di Berlino era crollato, ma anche perché era solo questione di tempo prima che venisse a galla. Andreotti aveva infatti già concesso al magistrato veneziano Felice Casson l’autorizzazione ad accedere all’archivio del Sismi nell’ambito dell’indagine sulla strage di Peteano. La stessa per cui fu poi condannato Vincenzo Vinciguerra, che nel 1984 aveva già accennato a Gladio, confessando l’esistenza di una struttura parallela ai servizi di sicurezza dipendente dalla Nato. In seguito alle dichiarazioni di Andreotti, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga confessò di essere al corrente dell’esistenza di Gladio, causando la sua messa in stato di accusa. La Comunità europea, inoltre, criticando il segreto su organizzazioni sconosciute ai parlamenti dei singoli Stati, invitò i Paesi membri a svolgere delle indagini interne, che però avvennero solo in Italia (con una commissione parlamentare apposita), Belgio e Svizzera.
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