I 70 anni de L'Espresso
2 settembre, 2025Nel marzo 1994, a pochi giorni dalle prime elezioni vinte da Berlusconi, Finivest mandava in onda la terza stagione di non è la Rai, guidata dalla giovanissima Angiolini. L’Espresso ne fece un ritratto antropologico
Per spiegare l’impatto e l’influenza di Ambra Angiolini sull’Italia del 1994, L’Espresso si rivolse all’antropologa Ida Magli. Il suo intervento sulla showgirl, allora sedicenne, guadagnò la copertina del 18 marzo, dieci giorni prima della vittoria alle elezioni di Silvio Berlusconi. Il ritratto di Ambra Angiolini, trasformato in realtà da Magli in una riflessione sull’Italia intera, nasceva innanzitutto dal rapporto contraddittorio tra una classe dirigente e istituzionale sempre più anziana e la popolazione adolescente a cui si chiedeva sempre più di intervenire nel dibattito pubblico, senza però lasciare alcun reale spazio di azione e ascolto. «Se si chiede (come si è soliti fare praticamente in tutte le occasioni) ai bambini e ai ragazzi di prendere posizione sulla mafia o di esprimere le loro idee sulla guerra in Palestina o in Bosnia, non si può poi inalberarsi perché è una ragazzina a diventare un punto di riferimento per i giovani» scriveva appunto Magli su Ambra Angiolini. Secondo l’antropologa, tuttavia, il fascino della sedicenne sull’Italia intera era qualcosa di più profondo, un mistero apparente, tuttavia facilmente comprensibile attraverso le basi dell’antropologia. «Oggi, come ieri, strumento di comunicazione nella società è “la donna”» affermava Magli. In quanto donna, però, Ambra ricopriva un ruolo assegnatole da una società costruita dagli uomini, in cui l’unico suo potere restava quello della «seduzione sessuale», accentuato dalla sua età. Proseguiva infatti Magli con tono duro: «Le adolescenti sono state sempre e lo sono ancor più oggi, oggetto di desiderio per i maschi, proprio perché prive di una qualsiasi personalità che non sia un puro riflesso dei voleri della società». Anche per questo motivo Angiolini era spesso bersaglio delle critiche femministe, tuttavia, secondo l’antropologa, si trattava di critiche miopi, che non tenevano conto di quanto la televisione in quel preciso periodo storico fosse diventata il principale e più potente strumento di codificazione della realtà.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
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