I 70 anni de L'Espresso
2 settembre, 2025Nel marzo 1993 iniziò il lungo procedimento penale contro Giulio Andreotti, chiamato a rispondere dei suoi rapporti personali e politici con Cosa Nostra
Il 4 marzo 1993 Giulio Andreotti, allora senatore a vita, dopo aver ricoperto per sette volte la carica di presidente del Consiglio, fu iscritto nel registro delle notizie di reato presso la Procura di Palermo. Le accuse per cui il procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli chiese al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Andreotti (con immunità parlamentare) furono il “concorso esterno in associazione per delinquere semplice” e concorso esterno in associazione di tipo mafioso. Per la prima volta, cioè, Andreotti fu chiamato a rispondere di fronte alla giustizia sui suoi rapporti personali e politici con Cosa nostra. L’autorizzazione del Senato arrivò il 6 maggio successivo, quindi in seguito alla copertina de L’Espresso del 25 aprile, in cui Andreotti era rappresentato con un doppio volto, metà in negativo fotografico, come a sottolineare la sua ambiguità politica e morale. Il processo, nei tre gradi di giudizio previsti, si concluse nel 2004 con la prescrizione per tutti i fatti precedenti alla primavera del 1980 e con l’assoluzione per tutti i fatti successivi. Ciononostante, una sentenza della Cassazione, le cui motivazioni sono state depositate il 28 dicembre 2004, ha accertato la collusione di Andreotti con Cosa Nostra fino al 1980.
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