Centinaia di migliaia di persone si sdraiano sul lettino per affrontare problemi che invece hanno solo cause fisiche. E così non guariranno mai. A denunciarlo è uno studio di Harvard. Che lancia un appello a pazienti e dottori
Una donna è in terapia da uno psichiatra per degli attacchi di panico. Per caso, il medico nota un rigonfiamento e un arrossamento sui suoi stinchi: un segno inconfutabile della malattia di Graves, una forma di ipertiroidismo che si manifesta anche con stati di ansia. Un'altra paziente, sui 50 anni, dice di soffrire di depressione, ha frequenti crisi di pianto e sente di non avere la forza di fare nulla. Si rivolge a uno psicoterapeuta, ma potrebbe rimanere in cura per tutte la vita senza risolvere le sue crisi. Il suo, infatti, non è un problema psicologico, ma neurologico: la sclerosi laterale amiotrofica, che uno specialista può sospettare solo se sa riconoscere un altro sintomo equivoco, la difficoltà nel parlare.
Anni di psicoterapie per fobie, rabbia repressa, apatia, stati d'ansia, senza che nulla funzioni davvero. Perché forse alla base dei disturbi catalogati come psicologici potrebbe esservi una causa propriamente "fisica", una patologia ben precisa. Per Barbara Schildkrout, psichiatra e docente alla Harvard Medical School, sarebbero oltre cento i sintomi spesso considerati di sola natura psicologica e che invece possono nascondere malattie e scompensi fisiologici. Schildkrout li raccoglie nel suo ultimo libro, "Unmasking Psychological Symptoms", il cui sottotitolo recita: "Come i terapisti possono imparare a riconoscere la presentazione psicologica di disordini medici".
Uno stato di depressione, ad esempio, può dipendere (oltre che dall'ipotiroidismo) dalla mancanza delle vitamine D e B-12, o dei folati; o, ancora, può essere un effetto secondario di alcuni farmaci, tra cui quelli per l'ipertensione. Anche il lupus e la malattia di Lyme possono presentarsi con una serie di sintomi psichiatrici; lo stesso vale per gli avvelenamenti da piombo e da mercurio. Vi sono poi - più ovvi ma ugualmente poco indagati in fase di diagnosi psicologica - i tumori al cervello, l'Alzheimer e il Parkinson e i traumi cranici. E i risvolti dei disturbi del sonno, come le apnee notturne.
Per questo, secondo la Schildkrout, i terapeuti che si trovano di fronte a un paziente dovrebbero, come prima cosa, richiedere degli esami clinici - dalla misurazione della pressione, al livello di zuccheri nel sangue, passando per un controllo della tiroide - e la lista dei medicinali assunti. Un uomo over 55, per esempio, potrebbe essere depresso e apatico per la sua crisi di mezza età. Oppure perché è iperteso o diabetico, giacché così è per circa un terzo dei pazienti.
In generale, si può ipotizzare che alcune patologie mediche ben precise possano spiegare un quarto dei problemi psichiatrici, o che, comunque, contribuiscano a peggiorarli. Così, "senza una corretta diagnosi, i pazienti potrebbero rimanere in cura per mesi, credendo di avere delle questioni irrisolte con il padre, quando è possibile che il loro problema, per esempio un cambiamento della personalità, dipenda da un trauma cranico subito un decennio prima", commenta Jerrold Pollak, neuropsicologo del Seacoast Mental Health Center di Portsmouth, autore di uno studio pubblicato sul "Journal of Clinical Psychology Practice" dal titolo "Disordini mentali o disordini medici?", in cui si spiega come distinguere le due categorie. Certamente è impensabile che a tutte le persone in cerca di un sostegno psicologico venga prescritta una tac al cervello, ma per prassi si dovrebbe almeno richiedere la storia medica di ognuno, conclude il ricercatore.