Umberto Veronesi: "Essere vegetariani è una conquista di civiltà"
Da Leonardo a Einstein ai Beatles. ?Tutti convinti che mangiare carne sia disumano e distruttivo. Un grande scienziato spiega perché
Considero il vegetarianesimo una conquista culturale e un segno di civiltà. Chi è vegetariano si sente cittadino ?della Terra, perché non deve uccidere e massacrare i suoi abitanti per rispondere al suo primordiale bisogno di cibo. L’orgoglio vegetariano è analogo a quello che provavano i greci che appartenevano alle prime scuole filosofiche e infatti i vegetariani convinti, a partire da Leonardo da Vinci fino ai Beatles, hanno fatto della loro scelta una bandiera, che indica una certa visione del mondo: con meno violenza, meno morte, più coscienza ?e più senso di responsabilità individuale.
Einstein fu probabilmente il primo a definire il vegetarianesimo anche come una necessità per la sopravvivenza dell’ umanità, collegando le scelte alimentari personali all’equilibrio delle risorse del pianeta.
Oggi la nostra sopravvivenza è minacciata in modo molto più evidente rispetto ai tempi del grande fisico. Siamo sette miliardi sulla Terra e si prevede che saremo 9 miliardi nel 2050. Agli esseri umani, bisogna poi aggiungere 4 miliardi di capi di bestiame, che servono a nutrire una minoranza della popolazione già sovralimentata, togliendo cibo a chi ancora muore di fame.
Se già oggi abbiamo difficoltà a soddisfare ?11 miliardi di bocche da sfamare e dissetare, dobbiamo domandarci qual ?è il limite oltre il quale si scatenerà la catastrofica lotta per acqua e cibo. Certo possiamo avere fiducia nella scienza ?e nella sua capacità di aumentare la quantità e la qualità di risorse idriche ?e alimentari, ma comunque si arriverà ?a un limite e il mondo civile dovrebbe impegnarsi a pensarci ora per assicurare un futuro alle prossime generazioni.
E poi che faremo? Possiamo limitare le nascite, come già sta accadendo nei Paesi occidentali per altri motivi. Ma un mondo senza bambini non è forse un incubo peggiore? Esiste una soluzione più accettabile e ad effetto immediato: evitare il consumo di carne, la soluzione di Einstein.
La carne non è un alimento sostenibile: per ottenere un chilo di carne occorrono 15 o 20 mila litri di acqua, mentre ne occorrono 1000 per ottenere un chilo di cereali. Senza contare che ?i capi di bestiame sono 4 miliardi ?di macchine che producono anidride carbonica e consumano ossigeno , oltre a sottrarre alla Terra campi coltivabili ?o intere foreste, sorgenti di aria pura.
Quindi il vegetarianesimo è una scelta ?di rispetto per l’ambiente e di responsabilità nei confronti del futuro dell’uomo. Ma è soprattutto una scelta ?di amore per la vita e per gli animali. ?Mi rendo conto che è difficile pensare ?al dolore terribile degli animali quando ?si mangia carne: come immaginare che quella fettina sottile e ben cucinata che ?ci presentato nel piatto era pochi giorni prima un vitellino che scorrazzava nei prati accanto alla mamma? Ancor meno facile è visualizzare le torture che ha subito nel macello.
Per questo consiglio ?a tutti il libro che è ormai il cult del vegetarianesimo : “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” ?di Jonathan Safran Foer, in cui l’autore americano racconta perchè da carnivoro ?è diventata vegetariano. Il tema centrale è la violenza perpetrata quotidianamente agli animali di allevamento e la riflessione delle conseguenze che questo dolore tremendo ha sulla vita dell’uomo.
Già Tolstoj scriveva: «Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani». E altrettanto incisivamente ai giorni nostri Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook, ha dichiarato che tutti noi dovremmo mangiare solo carne di animali che abbiamo ucciso con le nostre mani. Noi vegetariani abbiamo già preso coscienza di questa realtà. E ne siamo felici e orgogliosi.