Si svolge nella città toscana dal 25 al 27 settembre la prima edizione della rassegna dedicata all'umorismo. Abbiamo raccolto per voi le definizioni che alcuni degli ospiti hanno coniato per definire la più sfuggente e peculiare capacità dell'essere umano: quella di sapere ridere di sé e degli altri 

Da Moliere a Pirandello, da Achille Campanile a Italo Calvino, di umorismo hanno scritto in molti, creando indimenticabili e indimenticati personaggi, ma mai fino ad ora era stato dedicato un intero festival a questo tema.

Ci ha pensato Stefano Bartezzaghi, direttore artistico della prima edizione del Festival Il senso del ridicolo, a Livorno, nello storico quartiere della Venezia, dal 25 al 27 settembre, promosso da Fondazione Livorno, con la collaborazione del Comune di Livorno e il patrocino della Regione Toscana. Tre giorni di incontri, letture e dibattiti che affrontano in maniera ironica e divertente la capacità di prendere e prendersi in giro, di ridere e far ridere dei difetti propri e altrui, di concedersi un momento di leggerezza, ma non per questo di stupidità, nella pesantezza della vita quotidiana.

Due le mostre in programma, a ingresso gratuito - mentre tutti gli incontri in calendario hanno un costo di 3 euro - “Il Vernacoliere Ridere è libertà”, alla Fortezza Vecchia, che sottolinea il lato a volte sfrontato della risata che si pone contro il potere e la ancor più ironica “Nessuno resterà all’asciutto”, le più belle pistole ad acqua della collezione Dal Prato, alla Bottega del caffè.


Non un festival di comici, ma un’occasione per riflettere insieme a personaggi del mondo del giornalismo Enrico Mentana, Annalena Benini, GIanni Canova, Mariarosa Mancuso e dello spettacolo Alessandro Bergonzoni, Gioele Dix, Maccio Capatonda, ai disegnatori Sergio Staino e Francesco Tullio Altan, a Carlo Freccero. L’autrice ed interprete Maria Cassi si prenderà gioco delle ridicole snobberie di certe signore, Teatro Sotterraneo proporrà una performance interattiva con il pubblico per capire come funzionano certi meccanismi che scatenano la risata, ma non mancheranno anche scrittori come Francesco Piccolo e Francesco M. Cataluccio, docenti universitari come Maurizio Bettini ed esperti di enigmistica come Giulia Addazi, che parlerà di quali strategie di costruzione dell’ironia prevalgono sul web e sui social network. In una parola sola si racchiude la chiave del successo, “brevitas”, frasi sintetiche, taglienti, efficaci, le stesse doti che all’inizio del secolo scorso Sigmund Freud giudicava indispensabili nel motto di spirito (Der Witz, 1905). Come sempre tutto cambia per non cambiare mai. Nemmeno l’iconica buccia di banana scelta a logo del festival, responsabile di terribili e imperdibili scivolate, simbolo delle gag e dell’avanspettacolo.


Agli ospiti della rassegna abbiamo chiesto una definizione di senso del ridicolo


Stefano Bartezzaghi
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Il senso del ridicolo è quella luce intermittente che ci fa sentire lo sguardo degli altri su di noi: a volte è troppo abbagliante, e ci impedisce di agire; a volte è troppo fioca, e ci permette di cadere nel ridicolo. E' bello averlo; è umano di tanto in tanto perderlo; è possibile pretenderlo da chi ci rappresenta e parla a nome nostro; è consigliabile tenere d'occhio quello altrui. Controindicazioni: una dose eccessiva di senso del ridicolo finisce per essere, in sé, ridicola


Alessandro Bergonzoni
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Inutile piangere sul latte versato: dobbiamo cambiare mucche! E c'è chi vuol riderci sopra. Glielo lasciamo fare e veniamo schiacciati. Quello che mi preoccupa non è tanto il senso del ridicolo ma il consenso del ridicolo. Che crea, in sostanza e non solo nei modi, dei danni importanti, invece che creare altro e oltre


Sergio Staino
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Chi ce l'ha sa benissimo cosa sia il senso del ridicolo e per averlo bisogna essere di una sincerità disarmante e muniti della capacità di staccarsi da se stessi e guardarci come ci guardano gli altri. Di chi ha il senso del ridicolo in genere mi fido


Maurizio Bettini
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Pensare che anche la divinità possa avere il senso del ridicolo: ecco qualcosa che abbiamo perduto da un paio di millenni a questa parte


Francesco M. Cataluccio
[[ge:rep-locali:espresso:285598289]]Il senso del ridicolo dovrebbe anzitutto essere la capacità di considerare se stessi in una luce diversa da quella sotto la quale siamo abituati a vederci (per educazione e naturale tendenza a sopravvalutarsi). Avere un buon senso del ridicolo aiuta a non prendersi sul serio ed è un buon termometro per capire quando stiamo passando il segno


Maria Cassi
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Il senso del ridicolo è per me il fortunato grado di autoanalisi che mi permette costantemente di trasformare, sopra un palco, l'intimità di un pensiero con la maschera del mio viso o del mio corpo. Questo mi fa ridere a crepapelle. Siamo storie, tic, siamo tutti pieni di piccole entusiasmanti "maniosità". Per farla breve 'il senso del ridicolo" è per me l'amico che hai sempre voluto accanto, capace di illuminare le nostre tenere fragilità facendoti morir dal ridere


Teatro Sotterraneo
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Ci piace immaginare il senso del ridicolo come una sorta di sesto senso tragicomico, l’intuito che ci segnala i confini di ciò che è "sostenibile": fisicamente, eticamente, esteticamente – in una parola: umanamente. Sarebbe un ottimo passo in avanti della specie riuscire a capire sempre quando cadiamo nel ridicolo o quando è necessario ridicolizzare qualcosa o qualcuno, perché il riso sia di chi reinventa il mondo e non di chi lo domina  


Twitter @ilsensodelridicolo