La vita e le gesta di Alessandro Stradella, compositore barocco che ha influenzato Händel e ha anticipato il romanticismo, ?da sempre hanno colpito la fantasia dei musicisti. Gli eventi drammatici della sua vita, culminati nell’assassinio a Genova dopo la fuga con l’amante di un nobile, hanno ispirato, tanto per citarne un paio, l’immaginazione di César Franck e Friedrich von Flotow. Nella duplice veste ?di compositore e librettista, Salvatore Sciarrino vi è tornato con la sua ultima opera presentata alla Scala, “Ti vedo, ti sento, mi perdo”, dal significativo sottotitolo di sapore beckettiano “In attesa di Stradella”. ?
La scena aperta di Jürgen Flimm, che richiamava alla preparazione ?in Palazzo Colonna dell’allestimento di una cantata di Stradella, mostrava più piani prospettici ed era resa variopinta dai costumi, appartenenti a un periodo barocco vagamente idealizzato: così lo spettatore assisteva ai tentativi di una cantante (la brava Laura Aikin) di provare le arie di Orpheus-Stradella, mentre un letterato e un musicista dialogavano sulle proprietà divine delle sette note e, sul piano buffonesco, dei servitori ispirati alla commedia dell’arte ironizzavano sui loro padroni, mimandone la tracotanza, caricata d’atteggiamenti lussuriosi. In ciò realizzando le visioni di Sciarrino, ?che intende il teatro come eccitazione ?e trasfigurazione di tempo, luogo ?e persone, in un utopico tentativo di far rivivere i miti di Orfeo e del Canto delle sirene.
Anche la sua musica conferma i tradizionali stilemi, dove preponderante è l’influsso di Stockhausen ?e Boulez: dialoghi frammentari, emotività espresse con lievi impulsi sonori, implosioni di parole deformate in piccoli guizzanti vocalizzi, frasi spezzate e reiterate, che ?si piegano al flusso delle esclamazioni. L’orchestra leggera, cameristica, stratificata su più livelli, avvolge le voci di filamenti, soffi, trilli, glissati, creando effetti di brividi sonori. Un’opera volta a cercare nuove prospettive di ascolto, che ?si interroga su quale sia il futuro del teatro musicale, ma che non ci dà risposte innovative. Lo spettacolo era animato dal Maxime Pascal, a capo dell’ottimo ensemble scaligero.
Buuh! Il blitz del governo centrale spagnolo del 20 settembre a Barcellona non ha messo in fuga dalla Catalogna solo le attività imprenditoriali. La prevendita di biglietti per gli spettacoli teatrali ?ha subìto una contrazione fino ?al 70 per cento e al Liceu, il tempio dell’opera, dove in quel fatidico giorno la platea si alzò clamorosamente in piedi durante ?il “Ballo in maschera” di Verdi intonando “Els Segadors”, ovvero l’inno catalano, il calo in questo periodo è stato del 30 per cento.
Bravo!La collezione di libri e di dischi ?di Rubens Tedeschi, importante firma dell’“Unità” dei tempi d’oro, autore con “I figli di Boris” di una storia del pensiero musicale dell’area russo-sovietica di affascinante complessità, è stata donata dai familiari alla Biblioteca Armando Gentilucci dell’Istituto superiore di studi musicali ?“Achille Peri” di Reggio Emilia. ?Una volta conclusi il riordino e la catalogazione di migliaia di preziosi documenti, sarà a disposizione ?di studenti, docenti e appassionati per la consultazione e l’ascolto.