Valcuha introduce all’opera che apre la stagione napoletana

Sarà “La Fanciulla del West” di Puccini, l’unica opera del Lucchese che Claudio Abbado avrebbe voluto interpretare, a inaugurare la stagione del Teatro San Carlo di Napoli il 9 dicembre, con la regia di Hugo De Ana. Ne parliamo con il direttore musicale dell’ente, nonché di quest’attesa perfomance, il quarantunenne slovacco Juraj Valcuha. «Conoscendo il repertorio di predilezione e il gusto sinfonico di Abbado, e penso in particolare a Mahler, alla Seconda scuola viennese, nonché ?a Debussy, la sua propensione per “Fanciulla” non mi sorprende. Perché Puccini come compositore si guardava intorno, intercettava che cosa succedeva nel mondo della musica. Era quello il periodo in cui le opere di Stravinskij e di Schönberg cominciavano ad essere conosciute e Puccini era intento in una raffinata ricerca armonica e timbrica».

“Fanciulla” è un’opera difficilissima. Fin ?dal preludio siamo di fronte ?a un linguaggio nuovo, fortemente sinfonico, dove l’orchestra è la vera protagonista, chiamata a “raccontare” prima ancora dei cantanti. «La partitura è infatti affascinante da guardare e da studiare perché sembra misurata al millimetro. Ne ho ascoltate diverse interpretazioni. Puccini utilizza l’orchestra in maniera importante ?nelle sue opere, ma la “Fanciulla” è ?un caso a parte, perché l’apparecchio strumentale è quasi straussiano: esalta tutte le possibilità timbriche ?ed espressive dell’organico che si fa portatore della melodia. Alla prima di New York, infatti, risulta che l’orchestra fu “gonfiata” con quattro file di legni come usava il tedesco, mentre le altre opere di Puccini ne prevedono tre». Anche Minnie, la protagonista, che al ?San Carlo sarà il soprano newyorkese Emily Magee,è molto diversa dalle altre eroine pucciniane. «Minnie è un  personaggio ?che evolve in un mondo ?di soli uomini, unico ruolo femminile tra ben diciassette maschili. Lei è una donna che deve ancora dare il primo bacio ed esprime al contempo un senso materno - è un po’ infatti ?la madre di tutti -, ed è infine fuoco ?e ghiaccio, confidente e maestra. 

La sua presenza è garanzia di vita, ?o di sopravvivenza, per tutti gli altri protagonisti. Infatti, quello che tutti rimproverano a Johnson, quando Minnie lo salva dall’impiccagione, è di averla rubata a loro, ancor più ?che i soldi! Mentre a lei rinfacciano ?di averli abbandonati».

Buuh!
Dirigendo la “Messa per Rossini” alla Scala, Chailly ha anticipato ?le celebrazioni per i 150 anni dalla morte del Pesarese, spirato nel 1868. Nel 2018 ricorrerà pure un secolo dalla nascita di Bernstein, che sarà ricordato a Santa Cecilia con le sinfonie interpretate da Pappano. L’altro grande nome sarà quello di Debussy (centenario dalla morte), magari con il capolavoro operistico, “Pelléas et Mélisande”. Ma a oggi nessun teatro italiano l’ha programmato, come invece hanno fatto nel resto d’Europa

Bravo!
È stato approvato dalla Regione Emilia Romagna il progetto di perfezionamento in repertorio verdiano, finanziato dal Fondo sociale europeo. Il referente sarà il Teatro Regio di Parma che garantirà un percorso gratuito di formazione per gli interpreti verdiani, fornendo agli allievi selezionati competenze idonee ?ad affrontare la professione canora. Sono previste mille ore di lezione da gennaio a dicembre 2018, riservate a dieci candidati fra 18 e 35 anni che verranno selezionati da un’apposita commissione