Lo scrittore di origine siberiana pubblica Favole fuorilegge (Einaudi) e le illustra con i suoi disegni di tatuaggi russi

«Ho sempre amato le favole. Hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia vita: attraverso le storie che mio nonno mi raccontava ho appreso insegnamenti e regole, e ho conosciuto i valori in cui credeva. Esemplificano il senso dell’amicizia, della lealtà, del sacrificio».

Nicolai Lilin, perché il titolo “Favole fuorilegge”?
«Perché appartengono a una cultura fuorilegge, che si batteva contro la propaganda sovietica. Contengono ?le basi di quella filosofia segreta ?e di quei principi morali di una comunità che resisteva, anche ?con le armi, al potere politico».
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Il gruppo al quale accenna è quello degli Urka. Suo nonno Boris, noto già da “Educazione siberiana”, si rifaceva ai loro codici. Le storie del suo libro appartengono a quella tradizione?
«Non so quanto mio nonno abbia recuperato dalla tradizione orale russa e quanto sia frutto di sue fantasie. Riscrivendole, ho scoperto ancora meglio quel combattente, così?importante nella mia vita».

Ogni storia è preceduta da suoi disegni di tatuaggi. Li ha realizzati?
«I disegni sono tutti preparatori a tatuaggi che ho davvero realizzato. L’unico che non ho mai tatuato ?è la Madonna siberiana, da poco acquistato da un collezionista. ?La Madonna è una forma ricorrente nella tradizione siberiana, e si arricchisce di simboli in base alla storia personale. Come una mappa, sulla quale tracciare ogni vita ».