'Le cose che verranno', Huppert borghese scopre la libertà
La borghesissima protagonista, lasciata dal marito, va a conoscere una comunità di filosofi contadini
Mi sa che abbiamo perso «Il mondo come volontà e rappresentazione, se lo trovi me lo ridaresti?», «Non ci credo! Si è preso i miei Lévinas annotati! E anche i Buber! Che stronzo!». Queste battute del film “L’avenir”, ovvero “Le cose che verranno”, danno l’idea del milieu culturale raccontato. Isabelle Huppert è un’insegnante e studiosa di filosofia, impegnata politicamente ma astrattamente, borghesissima, come il marito (André Marcon).
Il film racconta minuziosamente la sua vita, i rapporti con la madre un po’ rimbambita un po’ affetta da vittimismo, i figli un po’ così, né stupidi né cattivi. Ma poco a poco la sua vita diventa un’altra cosa: i figli vanno via di casa, poi muore la madre, il marito ha un’altra donna. Lei si ritrova con una libertà assoluta mai conosciuta, e va a conoscere meglio una comunità di universitari radicali, che fanno i filosofi-contadini, e tra i quali c’è il suo allievo prediletto.
Hansen-Love, trentacinquenne al suo quinto film, è una regista elegante, di scuola riconoscibile. Moglie di Olivier Assayas, anche in questo film continua in fondo a confrontarsi col suo modello (non fosse che ormai Assayas è diventato a sua volta più ondivago, sfuggente). Partecipe narratrice di storie di ragazzi, qui è alle prese con un’età più difficile, e si muove con la consueta intelligenza, con una costruzione più intellettuale del solito: un lungo prologo, ellissi temporali, la descrizione credibile di un ambiente. Però la si vorrebbe un po’ più crudele coi suoi personaggi: che li amasse un po’ meno - o forse un po’ di più, più sensualmente. Invece li sente piacevolmente simili e li segue con indulgenza di lontana matrice renoiriana, ma convince pienamente quando vien fuori una certa sottile ironia. E molto merito è ovviamente di Isabelle Huppert, ormai impegnata, dopo i 60 anni, a ripetere il suo personaggio con autoironia sempre più evidente . “Le cose che verranno”, peraltro, è uscito quasi insieme a “E ll e”, film ben diverso sulla borghesia intellettuale francese, ma in cui ritroviamo curiosamente alcuni tratti comuni: donne forti, madri difficili, mariti un po’ fessi e figli anche, cene di Natale, e un gatto.
“Le cose che verranno” di Mia Hansen-Love, Francia, 98’