In libreria Attentato al Piccolo Principe - Un’indagine per True Detective, la nuova fatica di Adelmo Monachese, uno degli autori del sito satirico più noto d'Italia. «Il libro di Saint-Exupéry ha invaso le librerie, per questo ho voluto prenderlo in giro»

Un'avventura comico-poliziesca tra tv e grande letteratura. È Attentato al Piccolo Principe - Un’indagine per True Detective (Les Flaneurs), il nuovo libro di Adelmo Monachese, uno degli artefici del successo di Lercio, il sito satirico recentemente premiato ai Macchianera Awards.

In una notte romana un tassista in preda a un mix di cannabis e maritozzi fa uno strano incontro: è Matthew McConaughey, di nuovo nei panni dell'agente Rust Cohle di True Detective. Il divo di Hollywood è nella Capitale per indagare su un caso misterioso: il Piccolo Principe ha invaso le librerie e chiunque lo legge diventa stupido. C'è il grande giornalista - che ricorda Roberto Saviano - che inizia a parlare solo con le battute di Don Pietro Savastano di Gomorra e c'è La Volpe, consigliere comunale e faccendiere romano che si esprime solo tramite le frasi di Buzzi e Carminati e chiede a tutti «Per favore… addomesticami!».

Attentato al Piccolo Principe è un divertente ibrido, dove i dialoghi della serie cult americana si mescolano con le citazioni del capolavoro di Saint Exupéry. «Diciamo che il muscolo satirico ce l'ho già allenato - spiega Adelmo Monachese - ma la molla che mi ha fatto venire la voglia di scrivere è stata il fatto che in Italia sono scaduti i diritti del Piccolo Principe e ho assistito impotente all'inondazione delle librerie con ogni tipo di edizione del volume, in tutte le lingue, dal Braille al dialetto barese, alla lingua samoana. E poi c'è tutta l'ondata di marketing: magliette, tazze, penne. Alla visione di quello scempio ho avuto una specie di reazione di rigetto che ho riversato nel mio libro».

[[ge:espresso:visioni:cultura:1.310409:article:https://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2017/09/19/news/attentato-al-piccolo-principe-i-passi-piu-divertenti-del-libro-1.310409]]

E True Detective cosa c'entra?
«La prima stagione della serie – che a detta degli specialisti ha rivoluzionato la narrativa nella fiction tv – ha lo stesso schema del Piccolo Principe, ci sono delle somiglianze impressionanti. L'aviatore che racconta la storia nel libro di Saint-Exupéry è come l'agente Hart, la spalla di Matthew McConaughey. È lo stesso archetipo narrativo: l'estraneo, il marziano che arriva in un mondo nuovo e il lettore conosce la storia attraverso i suoi occhi. Tra l'altro lo spunto cha mi ha fatto venire l'idea di incrociare questi due racconti è un libro che esiste realmente, Il re giallo, recentemente ripubblicato da Vallardi, che deve la sua fortuna alla leggenda secondo cui chi lo legge impazzisce. Proprio a questo testo si ispirano le indagini di True Detective. Io ho solo trasformato il Piccolo Principe nel libro che invece di far impazzire chi lo legge, lo fa rincoglionire. La mia tesi di fondo è proprio questa: il Piccolo Principe è bello, ma crescendo dovremmo approcciarci anche a delle letture un po' più complesse, non ci si può fermare lì. Per questo ho voluto farne una parodia».

Pensi che sia un libro sopravvalutato?
«Il Piccolo Principe è un mostro sacro, toccarlo è come toccare i poteri forti. In giro c'è gente che lo idolatra, persone con cui è impossibile fare un discorso di merito. Non è che io abbia ricevuto minacce o critiche aspre, piuttosto ho incontrato gente che mi implorava: “ti prego, non fare del male al Piccolo Principe”. Poi ci sono quelli che, altrettanto acriticamente, lo odiano e mi dicono “si, distruggilo”. D'altronde questo clima da tifoseria è tipicamente italiano».

Tu sei di Foggia, pensi che esista un umorismo tipicamente pugliese?
«Tutti noi di Lercio abbiamo scherzato un po' sulle nostre origini. Un articolo del 2016 si intitolava Nasce l’ISIS moderato: “Attaccheremo solo le città brutte”, e come foto c'era un'immagine della stazione di Foggia e anche uno scatto di un califfo dell'Isis, che in realtà sono io. Concordo sul fatto che esista una certa riconoscibilità dell'umorismo pugliese, Checco Zalone ne è l'esempio più famoso e sta andando avanti molto bene con il suo staff che è ancora tutto pugliese. C'è un movimento che si sta affermando, anche se non saprei definirne i tratti, probabilmente proprio perché ne faccio parte anche io».

Da quanto collabori con Lercio?
«Siamo tutti insieme dalla fondazione, nel 2012. Abbiamo cominciato nel 2009 nella palestra di Daniele Luttazzi. Quell'esperimento è confluito in un libro con le nostre battute, curato dallo stesso Luttazzi. Poi abbiamo proseguito da soli con un altro sito di battute, quelle classiche “da social” che si chiama Acido Lattico ed è ancora molto attivo. Alla fine è nato Lercio, con l'idea di prendere in giro certi giornali che fanno titoli sensazionalistici. Siamo partiti con Leggo e poi si è creato un effetto “valanga”. Giusto qualche giorno fa abbiamo vinto, di nuovo, ai Macchianera Internet Awards come miglior sito di satira, come miglior sito in assoluto e per le migliori battute».

Come funziona la redazione?
«Il lavoro quotidiano si fa online, siamo un giornale 2.0. Si lavora praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro, ognuno apporta il suo contributo di scrittura e revisione nei momenti liberi. All'inizio mi dispiaceva il fatto di non avere un posto fisico dove riunirsi, sognavo le redazioni di riviste storiche come Cuore o Il Male. Ma dopo l'attentato a Charlie Hebdo ho pensato che forse è meglio se stiamo un po' sparsi per l'Italia, così, nel caso malaugurato, qualcuno se la cava».

"Attentato al Piccolo Principe" non è il tuo primo libro
«È il secondo, il primo si chiamava I cuochi tv sono puttane, da cui ho ricavato anche un monologo di stand-up comedy. Per quanto riguarda il Piccolo Principe sto già lavorando all'adattamento teatrale con una compagnia di Foggia. Anche con Lercio abbiamo fatto due libri da cui abbiamo tratto degli spettacoli live che abbiamo portato in giro. Bisogna industriarsi, i libri da soli non bastano a vivere».

Domanda di rito: quanto è importante oggi la satira?
«Il valore della satira, soprattutto nei nostri tempi, è essenziale. La libertà di prendere in giro il potere è la cartina di tornasole della libertà d'espressione e della democraticità di un paese. Non a caso Assad, con tutte le cose di cui ha da occuparsi, ha trovato il tempo per far spezzare le dita ad Alì Farzat per le sue vignette contro il regime. Anche in Occidente c'è sempre bisogno di satira. Da noi ormai c'è l'oscurantismo del politicamente corretto, del perbenismo. In Italia oggi sembrerebbe audace persino il Bagaglino».