I melomani avranno di che riflettere sull’interpretazione della musica di Bach, grazie al cofanetto che ha per protagonista il pianista Walter Gieseking (1895-1956), artista prediletto da bacchette leggendarie come quelle di Furtwängler e Karajan. Il suo approccio è stato quello di un purista che ha evitato lo stile tipico prevalente alla fine del diciannovesimo secolo: sebbene preferisse Bach sul pianoforte moderno («Il cinguettio e il brontolio del clavicembalo e del clavicordo non suonano musicalmente bene alle mie orecchie», scriveva), egli trovava insopportabili le alterazioni testuali che erano in uso al suo tempo ?in sala da concerto, come quelle ?del raddoppio di ottave nelle parti ?di basso che riteneva falsificanti l’ispirazione originaria o come l’utilizzo di qualsiasi “fortissimo”: «Quando Bach voleva sonorità potenti, componeva per strumenti che ne erano capaci, non ?per quelli a tastiera che ebbe ?a disposizione in vita».
Allo stesso modo condannava ogni applicazione del pedale di risonanza: «La cosa migliore che l’esecutore ?può fare è astenersene. Anche il suo utilizzo più scrupoloso provoca distorsioni che alterano il suono previsto. Gli accordi devono essere sostenuti dalle dita, non dai piedi. Possono essere consentiti solamente tocchi non udibili di pedale per migliorare singole note o arpeggi, ma come eccezione». Non gli piacevano poi le trascrizioni e prediligeva il Bach galante delle suite e delle partite, alcune delle quali sono comprese ?nel cofanetto in questione (Universal, in 7 cd). Ma anche l’esecuzione ?del “Clavicembalo ben temperato”, ?ivi contenuta, è molto interessante. Gieseking, sommo interprete di Ravel, come dei capolavori brevi di Grieg e Mendelssohn, ci restituisce Bach con un suono affine alle composizioni d’ispirazione clavicembalistica del francese. ?Con una sensibilità d’indole impressionistica, un tocco perlaceo, attraverso un fluttuare di timbri ?e sonorità iridescenti, linee limpidissime e sottili, scale e arpeggi che si snodano con una significazione melodica mai udita in disco.
Buuh!Per fortuna anche questo anniversario della morte di Maria Callas è passato. Sotto la lente d’ingrandimento degli sprovveduti, soprattutto la sua vita privata o i défilé d’alta moda. Quasi sempre trascurati i motivi della sua rivoluzione interpretativa. Una vera e propria riforma musicologica, segnata dal ripristino di un’emissione preverista che ristabilì l’importanza di un fraseggio analitico, teso a realizzare i segni d’espressione dei compositori e i tipi vocali-psicologici del melodramma neoclassico e protoromantico. Il resto è noia o déjà vu
Bravo!Alla bella età di 76 anni il tenore Placido Domingo riscuote ancora applausi da ?un pubblico entusiasta. Dopo un inizio un po’ stentato che aveva preoccupato i loggionisti («Ué, ma che ha stasera il Placidone?»), pur con qualche affanno, ha finito in crescendo la sua performance nel ruolo ?di Bajazet, nel “Tamerlano” di Händel, opera messa in scena per la prima volta alla Scala. Una trama da far invidia ?alle migliori telenovela con Tamerlano trasformato in Stalin e una scenografia di Davide Livermore che ricordava i filmoni di Ejzenštejn.