Avremo prove apparentemente insormontabili, affronteremo ingiustizie singole e di popolo, soggiaceremo alla malafede e alla stupidità. Ma ogni giorno potremo indossare le nostre scarpe rotte per andare non si sa bene dove. Magari, se deprivati dalle nostre certezze, persino più leggeri. E più felici

Buoni propositi

Attitudine insensata

Il 2022 mi si annuncia con la stessa agile levità di un asteroide di 5-10 chilometri in viaggio verso la Terra, un po’ come nel funambolico “Don’t Look Up”, la satira sul negazionismo globale appena messa in scena tra gli altri da Leonardo Di Caprio, Meryl Streep e Cate Blanchett. Il quale film era a sua volta atteso con un hype elevatissimo, qualunque cosa abbia appena scritto, e per questo è stato considerato da alcuni come una delusione. Ecco, il primo proposito che vorrei scrivere nero su bianco è di non farmi condizionare dalle recensioni altrui. Ad esempio (poi, giuro, la smetto) di “Don’t Look Up” ha parlato bene anche Rondolino. Eppure mi è piaciuto tantissimo.

Il secondo proposito è quello di abbattere la dipendenza dalla bolla. Meno tempo sui social a cercare i like e gli insulti pretendendo di dar loro un peso. Meno tempo a inseguire il pensiero di chi sai già che la pensa come te e di quelli che, lo sai già, mai la penseranno come te. Meno tempo a inseguire le gabole dei terzisti di professione che a loro volta inseguono un pensiero, più che utile, utilitaristico. Gente che lega il somaro prima che il padrone abbia deciso di mettersi in viaggio. Il terzo proposito è di occuparmi di politica solo quando la politica si occupa di me, delle cose in cui credo o che mi tangono. Comunque tante, specie quelle non negoziabili. Ché sì, certo, è vero, la mamma dei meme è sempre incinta, il consigliere comunale fratellista che inneggia al fascio a o quella leghista che deride gli omosessuali ci saranno sempre, ma farne oggetto di dileggio pubblico è ormai, quasi sempre, un’arma a doppio taglio: li si fortifica nel loro angolino di presunto antagonismo, consentendo di cospargerlo col vittimismo. Il quarto proposito è di accettare le cose che non posso cambiare: Cacciari che dà di matto sui vaccini perché gli è esploso l’ego? Lo accetto. I quotidiani che lucrano sulla fragilità globale in tempi di Covid-19, spargendo rancore? Li accetto. Il circo che campa simulando giornalismo? Lo accetto. Avesse vinto il comunismo, avremmo una sola rete e manco sarebbe Raitre. Il capitalismo è quest’acqua qua. Un curioso cupio dissolvi dell’intelligenza e della democrazia contro il quale quasi nulla è possibile. Figurarsi cosa cambiano quattro righe in coda a un settimanale, per quanto necessario. Il quinto e ultimo proposito è quello che ci siamo tutti messi in saccoccia, nel senso buono, al trascorrere dell’anno: non arrendermi. Avremo prove apparentemente insormontabili, affronteremo ingiustizie singole e di popolo, soggiaceremo alla malafede e alla stupidità, personale od organizzata, gratuita o a pagamento, combatteremo contro ognuna di queste evenienze, incardinate a una pandemia che ci ha resi più fragili e in alcuni casi più stupidi. Ma ogni giorno potremo indossare le nostre scarpe rotte per andare non si sa bene dove. Magari, se deprivati dalle nostre certezze, persino più leggeri. E più felici. Detto questo, se Berlusconi sale al Quirinale mi ammazzo.