Uno show di battute e un'informazione da barzelletta. Ci sono decisamente troppe similitudini in due appuntamenti che non fanno ridere, nello stesso modo

Finalmente un «programma tutto italiano» aprono col sorriso Gigi e Ross, in superflua compagnia di Elisabetta Gregoraci. Il pubblico si spella le mani per la battuta ma la mente vola con evidente naturalezza all’intervista del Tg1 al ministro delle politiche agricole Francesco Lollobrigida, nella quale descriveva la nuova frontiera del made in Italy a tavola: «La nostra è una sfida alla space economy», diceva il ministro in apertura, ben prima del servizio dedicato al presidente Mattarella. «Arriveremo sulla luna e su altri pianeti senza rinunciare al grano dei nostri agricoltori». Praticamente il made in Italy come “Mad in Italy”, il novello show dal vestitino comico in onda su Rai Due. Stesso piglio professionale, stessa verve e soprattutto stesso grado di follia. Forse cambia giusto un filo l’impatto sul Paese, ma sono dettagli. 

 

Condotto dal duo napoletano, che a onor del vero è il lato migliore del traballante lunedì di Rai Due, il varietà è una sorta di aggiornamento dell’originale “Made in Sud”, ma una concentrazione di autori di livello ha modificato la parola e ampliato lo sguardo. 

 

Così, tra una pazza risata e una smorfia da monelli in vacanza, la carrellata di umoristi non proviene più solo dal Meridione ma si allarga, incredibile, persino al Nord del Paese. Il telespettatore non ha tregua, mentre il granchio blu (Mariano Bruno) insulta il vicino al grido di «crostaceo!» e propone il tormentone «vengranch'io!», giusto per soppesare il livello tra le comode poltrone in velluto. 

 

Poi all’improvviso arriva Massimo Boldi. Come un rebus, in cui si cerca di capire il senso della frase, l’attore dopo essersi seduto alla batteria per non suonare, si infila il dito nel naso, guarda dritto in camera e ripropone il personaggio di Cipollino. Cipollino, sì, il conduttore del telegiornale di una piccola tv privata (Teleraccomando) che tanta fortuna ebbe negli anni Ottanta. E a questo punto del programma, mentre cita Rettore storpiando la battuta in «dammi una lametta che mi taglio le balle», sale quel senso di disagio. Perché nonostante l’effetto nostalgia, il ritorno della maschera del giornalista satirico  si sovrappone inevitabilmente con il piglio  dell’attuale telegiornale della prima rete. Che ogni giorno se ne inventa una, dal mostrare il volto della donna che ha abbandonato il bambino, che si sa la privacy e il buon senso sono sopravvalutati, alle performance spaziali in nome degli spaghetti di cui sopra, sino al titolo indimenticabile: «Mille euro in più per gli anziani. Si voterà l'8 e il 9 giugno». 

 

Insomma, quando si dice una bella gara, dove tra una battuta e un’informazione da barzelletta, l’importante è non ridere comunque.

 

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DA GUARDARE
La miniserie “The Woman in the Wall” (Paramount+) ripropone in versione thriller l’orrendo scandalo irlandese delle Case Magdalene. Tra suore sadiche, giovani donne traumatizzate per sempre e lavanderie scaccia peccato, una incredibile Ruth Wilson e la sua discesa nell’inferno dei soprusi religiosi.

MA ANCHE NO
«Non sono un rosicone» dice. Ma dura poco. «Tra Pietrangeli, Panatta o Sinner: chi è il più forte?», gli chiede il giornalista. E lui risponde: «Chi è Panatta? Sinner ne riparliamo tra dieci anni, Adriano forse era più talentuoso di me ma prendiamoci un libro e leggiamoci i risultati». D’altronde, quando c’è la simpatia c’è tutto.