Il processo d'appello sul caso Ruby, che si è aperto venerdì, potrebbe chiudersi già tra un mese: i giudici di secondo grado hanno infatti fissato per il 18 luglio la possibile data della sentenza. E se quel giorno la corte milanese dovesse confermare il verdetto di colpevolezza, per Silvio Berlusconi si aprirebbe la stagione più drammatica della sua storia giudiziaria: l'attesa dell'ultimo ricorso in Cassazione per scongiurare il rischio, molto concreto, di finire in carcere fino a un massimo di dieci anni.
A far precipitare gli eventi, nel frattempo, è l'attacco ai giudici indirizzato da Berlusconi mentre deponeva come testimone nel processo di Napoli contro il faccendiere Walter Lavitola. «La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e ha l'impunità piena», ha tuonato il leader di Forza Italia, nel vano tentativo di sottrarsi alle domande del pm. [[ge:rep-locali:espresso:285498904]]La Procura di Napoli dovrebbe decidere lunedì prossimo se formalizzare un'indagine contro Berlusconi per il reato di oltraggio a un magistrato in udienza. Il vero problema è la possibile ricaduta di questo nuovo caso sull'affidamento ai servizi sociali, che il tribunale di sorveglianza di Milano aveva concesso a Berlusconi, dopo la condanna definitiva per frode fiscale, con la specifica prescrizione di non scagliarsi in nuovi attacchi diffamatori contro la magistratura. Se dovesse perdere il beneficio dell'affidamento, il leader di Forza Italia rischierebbe gli arresti domiciliari o addirittura il carcere. Da notare che lo stesso tribunale di Milano aveva riconosciuto a Berlusconi il diritto di criticare anche aspramente le sentenze, come qualsiasi altro cittadino, ma senza arrivare a screditare la giustizia o diffamare l'intera magistratura.
In tempi più lunghi, il problema più serio resta il processo Ruby. Il 24 giugno 2013 il tribunale di Milano ha condannato Berlusconi a sette anni di reclusione. I giudici di primo grado gli hanno inflitto sei anni, in particolare, per il reato più grave di “concussione per costrizione”, cioè per aver forzato due funzionari della polizia di Milano, abusando del proprio ruolo di presidente del consiglio, a rilasciare una minorenne marocchina fermata per furto, l'ormai famosa Karima El Mahroug detta Ruby, presentandola falsamente, nelle telefonate notturne del 27 maggio 2010, come la nipote dell'allora presidente egiziano Mubarak e riuscendo così a farla affidare alla sua amica Nicole Minetti, nonostante le contrarie disposizioni del pm della procura dei minori. Un altro anno di reclusione gli è stato comminato per l'accusa più pubblicizzata ma meno grave di prostituzione minorile, cioè per aver fatto partecipare la stessa Ruby, ancora 17enne, ad almeno tre nottate di sesso a pagamento organizzate nel 2010 con decine di altre escort nella villa di Arcore.
L'udienza di apertura del giudizio d'appello, che si è tenuta oggi, è stata consumata quasi interamente dalla relazione del giudice a latere Concetta Locurto, che ha ripercorso e sintetizzato tutti i passaggi fondamentali del processo. L'avvocato Franco Coppi, che difende il leader di Forza Italia con il collega romano Filippo Dinacci, in sostituzione dei parlamentari Longo e Ghedini (ancora indagati, su richiesta del tribunale, per le presunte corruzioni e false deposizioni di 32 testimoni), ha escluso, almeno per ora, di poter chiedere alla corte di riaprire l'istruttoria per raccogliere nuove prove: «La nostra sarà una difesa tecnica», ha detto il legale, smentendo anche qualsiasi ipotesi di bloccare il processo per cercare di farlo trasferire dalla Cassazione a Brescia. A questo punto è molto probabile che il processo d'appello rispetti il calendario annunciato ieri dal presidente del collegio Enrico Tranfa: l'11 luglio la requisitoria del sostituto pg Pietro De Petris, il 15 e il 16 le arringhe dei due difensori, il 18 le eventuali repliche finali e la camera di consiglio.
Berlusconi, che non era presente in aula, ha svolto proprio oggi le sue quattro ore settimanali di assistenza agli anziani all'istituto di Cesano Boscone, previste dal programma di affidamento ai servizi sociali deciso dal tribunale di sorveglianza dopo la condanna per frode fiscale. L'avvocato Coppi ha precisato che il leader di Forza Italia si presenterà davanti ai giudici «se necessario». E' dunque possibile, ma è ancora oggetto di riflessione della difesa, che Berlusconi possa rilasciare dichiarazioni spontanee prima del verdetto, come è diritto di ogni imputato.
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Nei motivi d'appello, presentati sia dagli avvocati che da Berlusconi personalmente, la difesa sostiene che non esisterebbe alcuna prova che Berlusconi abbia mai fatto sesso con Ruby, che comunque non sapeva che lei era minorenne, che i soldi versati a quella ragazza erano solo «un aiuto economico a una persona in difficoltà» e che comunque non le ha mai promesso cinque milioni di euro in cambio del silenzio, come invece aveva annotato la stessa minorenne in un foglio sequestrato dalla polizia. Tutti questi argomenti, però, riguardano l'accusa minore di prostituzione minorile, la stessa che colpisce, ad esempio, i clienti delle baby-prostitute dei Parioli. Sul reato più grave di concussione, invece, la difesa non contesta i fatti materiali scoperti dalla procura, ma il loro significato di pressione indebita sulla questura: le telefonate di Berlusconi ai funzionari di polizia, secondo gli avvocati, rappresenterebbero «una mera richiesta di informazioni».
La corte d'appello, come poi la Cassazione, nel futuro verdetto, potrebbe confermare totalmente la condanna di primo grado, o cancellarla e assolvere completamente l'imputato, oppure scegliere una terza via, limitandosi a ridurre la pena: in particolare, potrebbe applicare la forma meno grave di concussione prevista dalla nuova legge Severino, decidendo che le pressioni di Berlusconi sulla questura non arrivarono alla «costrizione», ma si fermarono a una più lieve «induzione indebita» a far rilasciare Ruby. E se la pena finale dovesse scendere sotto i quattro anni, Berlusconi potrebbe chiedere per la seconda volta di evitare il carcere e gli arresti domiciliari attraverso la misura alternativa dell'affidamento ai servizi sociali.
A complicare tutto, però, è la precedente condanna definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale, che la Cassazione ha reso definitiva il primo agosto 2013. I primi tre anni di pena detentiva sono rimasti finora sospesi, infatti, solo per effetto dell'indulto approvato nel 2006, per cui ora Berlusconi sta scontando ai servizi sociali solo i restanti dodici mesi, destinati a scendere a dieci e mezzo grazie all'ulteriore beneficio della liberazione anticipata. Ma se e quando dovesse diventare definitiva anche la nuova condanna per il caso Ruby, anche in caso di riduzione della pena, Berlusconi perderebbe il diritto all'indulto e dovrebbe quindi scontare anche gli altri tre anni. In totale, quindi, rischierebbe fino a dieci anni complessivi di carcere, anche se il calcolo finale è destinato ad essere alleggerito grazie al meccanismo del cosiddetto «cumulo» tra condanne diverse. Inoltre, nei mesi scorsi è stata modificata la norma del 2006 (la cosiddetta salva-Previti) che in passato favoriva la detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni, salvo casi del tutto eccezionali. Secondo gli esperti, dunque, in caso di nuova condanna definitiva per il caso Ruby, questa volta Berlusconi potrebbe evitare il carcere solo per gravi e documentati motivi di salute.