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Inchieste
aprile, 2016

"Così il fisco indagherà sui Panama Papers". Parla la direttrice Rossella Orlandi

Rossella Orlandi
Rossella Orlandi

Una maxi inchiesta sugli italiani che hanno un conto nei paradisi offshore. Ecco come funziona e cosa rischiano le persone coinvolte

Rossella Orlandi
L'agenzia delle entrate aprirà una maxi-inchiesta sugli italiani con le offshore partendo dai documenti rivelati da “l'Espresso” con il consorzio Icij. Lo annuncia ufficialmente Rossella Orlandi, che dopo una lunga carriera interna dal giugno 2014 è direttore dell'Agenzia.

Cosa cercherete nelle carte di Panama?
«Il primo obiettivo sarà la verifica delle voluntary disclosure, che vale solo se l'autodenuncia dei capitali esteri è stata completa».

Il problema di fondo sono ?i paradisi fiscali: quali Paesi sono ancora inseriti nella cosiddetta black list?
«Tecnicamente in Italia la black list non esiste più».

E da quando?
«È stata abolita dalla legge di stabilità 2016, ispirata da ragioni di semplificazione normativa: l'iter era stato avviato già con il decreto del 2015 per la crescita».

Significa che l'Italia ha smesso di combattere l'evasione dei signori ?delle offshore?
«No, le regole contro l'elusione delle tasse attraverso società estere restano valide, ma non c'è più l'automatismo. Le norme precedenti, introdotte nel 2000, prevedevano un decreto per identificare ?i cosiddetti paradisi fiscali. Questo in base a due criteri: una tassazione inferiore ?al 50 per cento di quella applicabile in Italia; ?e la mancanza di accordi ?per un adeguato scambio ?di informazioni. Ora il decreto non c'è più: gli Stati a fiscalità privilegiata vanno identificati in base alle norme generali. Ma vale ancora il criterio della tassazione inferiore alla metà della nostra. La vera novità è che il mancato scambio di informazioni non assume più alcuna rilevanza».

Ma senza lista nera come farete a identificare i furbi con i soldi in paradiso?
«La stessa legge di stabilità ha previsto una massiccia raccolta di informazioni su acquisti di beni e prestazioni di servizi fuori dall'Italia».

E da quando funzionerà questa super banca dati?
«I criteri saranno dettati con un decreto del ministro dell'economia e da un atto conseguente dell'Agenzia».

Come si spiega questa svolta fiscale e il silenzio che l'ha accompagnata?
«La funzione della black list ?è venuta meno perché moltissimi Paesi ne sono già usciti: gli Stati che attiravano i maggiori flussi di capitali hanno firmato accordi per ?lo scambio di informazioni. Per l'Italia erano i più vicini: Svizzera, Montecarlo, San Marino... A livello globale, è stata decisiva la spinta dell'amministrazione Obama, dell'Ocse e della Ue. Anche l'Italia, con il ministro Padoan, ha fatto la sua parte. Oggi gli accordi ci garantiscono una quantità di informazioni prima impensabile».

Quali Paesi, invece, rifiutano ancora di collaborare?
«Beh, Panama non ha aderito ad alcun accordo. Lo stesso vale per gli Emirati arabi ?e alcuni piccoli stati come Seychelles o British Virgin Islands, che hanno firmato solo documenti preliminari. Per altro, anche Paesi non black list, come Austria ?o Lussemburgo, non hanno sempre garantito informazioni complete. ?La situazione cambierà radicalmente dal 2017, quando in tutta Europa entrerà in vigore lo scambio automatico dei dati fiscali».

Ma agli evasori basterà spostare i capitali nei paradisi inattaccabili.
«Sì, ma col rischio di non poterli più reinvestire. Con le nuove norme, se sposti i soldi ti prendono».

Oggi cosa rischiano ?gli italiani con l'offshore?
«Avere società estere è lecito, ma bisogna dichiararlo».

Vanno denunciati solo i soldi custoditi nei conti di una offshore o l'esistenza stessa della società?
«L'obbligo riguarda tutto il patrimonio: capitali, immobili e singole quote societarie».

E quanto rischiano gli evasori offshore?
«La sanzione per la mancata dichiarazione, il cosiddetto monitoraggio, scatta sempre. Poi, dipende dalla cifra. C'è la sanzione fiscale e, oltre una certa soglia, il reato. E ora è possibile anche il sequestro di somme equivalenti».

Quindi ora vi basta trovare soldi o beni qui in Italia?
«Esatto».

Nella sua esperienza, esclusi i veri grossisti di frutta esotica o altri prodotti tipici dei paradisi fiscali, quanti italiani hanno dichiarato legalmente le loro offshore?
«Per la verità, nessuno».

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