Usurati e ingannati: storie di ordinari raggiri

Sempre più italiani si rivolgono a associazioni che garantiscono cause “gratis”. Contro banche troppo esose. Ma poi le promesse non vengono mantenute. E alcuni “benefattori” hanno fedine penali poco pulite

Li incontri alla Camera nei pomeriggi d’estate, impegnati a presentare l’ultimo libro, l’ultima associazione nazionale. Sono ospiti a convegni al fianco di imprenditori e rappresentanti delle istituzioni. E poi in televisione e sul web. O nelle aule di tribunale: sono i paladini dell’anti-usura. Avvocati o associazioni che offrono consulenze “gratis” - dietro corpose parcelle - per fare causa alle banche. È un mercato di mezzo, popolato da enti in buona fede come da ex truffatori, che si è scatenato sulle vittime d’usura bancaria. Su chi, cioè, è stato costretto dal proprio istituto di credito a versare interessi superiori rispetto a quelli previsti dalla norma. Evenienza frequente, spiegano gli esperti. E chi denuncia, se ha buone basi per farlo ed è seguito bene, può ottenere risarcimenti importanti.
 

 

La prospettiva di riprendersi dei soldi - miraggio per migliaia di italiani infragiliti dalla crisi - li convince a pagare perizie e pareri legali pur di ottenere un rimborso. Le battaglie sui contratti bancari hanno così preso il largo: nel 2015 ne sono state portate in mediazione obbligatoria, passaggio necessario prima di arrivare a processo, 46.094, in crescita rispetto all’anno precedente, come a quello prima. Inaugurando l’anno giudiziario, a marzo, il presidente della Corte d’appello di Roma e quello di Milano hanno notato il «rilevante e continuo aumento del numero di cause bancarie». Nella capitale il salto è stato del 26,7 per cento in un anno: mentre il resto del contenzioso civile cala o segna il passo, quello sul credito aumenta, accumulando centinaia di arretrati. Ma in questo arrembaggio nazionale agli istituti che lucrano sui propri correntisti c’è di tutto. Ci sono studi seri. Come anche altre realtà. Più ambigue.
 

Quanto si litiga


QUANTO MI COSTI

La nave ammiraglia del settore cause-alle-banche, in Italia, è Sdl Centrostudi. Sede nel bresciano, uffici anche a Roma e Reggio Calabria, un fatturato nel 2014 di 45 milioni di euro, oltre 4 milioni di utile, si presenta come specializzata nella «consulenza aziendale gratuita in merito ad anatocismo, usura bancaria, anomalie finanziarie, mutui e derivati». La parte gratuita riguarda però la sola pre-analisi dei casi. Le valutazioni tecniche vanno invece dai duemila euro in su, crescendo in proporzione agli interessi che si ritengono arpionati ingiustamente dalla banca. Poi c’è l’avvocato, che dal 2016, spiegano, ha un costo fisso di 700 euro a dossier; altrettanti per il tecnico di parte; e quindi la spartizione del risarcimento, se arriverà: il 25 per cento andrà a Sdl, che ne tiene l’11 per sé, ne dà il 10 ai legali e il resto lo distribuisce a chi «ha generato il contatto». Già, perché la forza di Sdl è avere «migliaia di agenti attivi in tutta la penisola», come spiega l’attuale presidente, l’ex magistrato Piero Calabrò, insediatosi alla guida della S.p.a lo scorso autunno.

Queste migliaia di agenti sono motivati a darsi da fare: più vittime riusciranno a trovare, quindi più clienti, maggiore sarà la loro provvigione su ogni mandato firmato, come mostrano i dépliant distribuiti a una convention dell’azienda dedicata ai futuri procacciatori d’affari. «Essere grandi non è una colpa, diamo lavoro a tanti giovani avvocati in gamba, e portiamo risultati in tribunale. Da quando sono arrivato stiamo cambiando le professionalità e le perizie ora sono più serie che in passato», garantisce Calabrò. Sdl stava infatti accumulando critiche: di analisi copia-incolla e difensori impreparati che lasciavano i clienti con i cocci. A giugno del 2015 la società aveva risposto pubblicizzando un accordo per la formazione con l’Istituto Nazionale Professionisti Gestione del Debito. Che è però un’ente di Sandro Musso, consigliere della stessa S.p.a bresciana. «Lo rivedremo», promette Calabrò, che presenta le sue novità: dal fondo internazionale che finanzierà le spese legali a chi non può permettersele all’apertura di «sportelli anti-usura nelle città, in accordo con la Lega delle autonomie. Ne ho appena inaugurato uno a Ladispoli», spiega. Ma non è pubblicità? «Anche, ma anche un servizio».
 

Lei concilia no grazie


CHI D’USURA FERISCE
Nella galassia Sdl gravita anche Giovanni Pastore, classe 1949, decine di interviste sulla stampa o in tv per raccontare la propria esperienza di imprenditore immobiliare strozzato dalle banche, coraggiosamente ribellatosi e vincitore, “grazie a Sdl”, di una causa contro il proprio istituto di credito. Prima di diventare un paladino degli usurati però Giovanni Pastore aveva dovuto patteggiare, lui, una condanna per usura, con una pena (sospesa) di un anno e 10 mesi di reclusione. Era imputato per aver dato prestiti per 100mila euro a una società di costruzioni, con tassi d’interesse fra il 5 e il 10 per cento mensili, pretendendo in garanzia, e poi ottenendo, in cambio, un complesso residenziale dal valore dichiarato di 400mila euro, insieme a un altro immobile da 150mila euro a fronte di un prestito da 30. Tre volte tanto il valore anticipato insomma. A novembre scorso, Pastore era in cattedra a Bari, nella sede del consiglio della Città Metropolitana, come relatore a un convegno dell’associazione Favor Debitoris, di cui è fondatore insieme all’avvocato Biagio Riccio. Il 30 maggio 2016 appuntamento a Firenze, stesso tema: «Come difendersi dall’usura bancaria». Il 25 luglio erano entrambi alla Camera. Per un Bilancio sulla legge anti-usura del 1996.

 

ALL’ARREMBAGGIO
Favor Debitoris è una delle tante gemmazioni dell’ammiraglia bresciana. È un’associazione culturale, mentre altri si sono buttati sul business, provando a replicare il successo dei pionieri. «Un loro ex dipendente, che ha aperto la sua srl, mi ha chiesto di collaborare. L’ho incontrato a Milano», racconta Maria Grazia Carbonari, commercialista, consulente tecnico del tribunale di Perugia e consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. Le chiesero, spiega, di quantificare nelle sue perizie sia l’usura oggettiva, che è il superamento della soglia stabilita dalla Banca d’Italia per i tassi d’interesse, un calcolo matematico, sia quella soggettiva, «per la quale ci vogliono invece molti più presupposti, e bisogna conoscere bene, approfonditamente il caso. Non si può imputare così, dai soli numeri», spiega lei: «Dissi che era sbagliato, ma loro insistevano: “lei lo rilevi, poi ce la giochiamo noi”». Ha rifiutato. Racconta che altri sono andati da suoi colleghi, in Umbria, «dicendo che se avessero segnalato clienti in difficoltà di bilancio avrebbero avuto una percentuale del rimborso». La caccia si fa grossa così su imprenditori semplici, potenzialmente interessati alla lite perché afflitti dalla crisi e dalle banche.

 

Convegno dell'Auge


DAL CALCIO ALLE AULE
Sdl è stata fondata nel 2010 da S. P. e S. D. L., tuttora al comando della Blukivos Srl, il vertice di una rete di società che vanno dalla Sdl Centrostudi (da cui sarebbero stati estromessi da poco) alla Tax and Duty consulting, alla Personal finance Check srl. Di Loreto, fino a poco fa, era solito salire sul palco per motivare i suoi agenti, invitando alle convention personaggi come Gerry Scotti, o presentando alla stampa rapporti nazionali su 170mila conti analizzati e anomali nel 99 per cento dei casi. Adesso, però, si occupa soprattutto di pallone: il 21 marzo è stato nominato infatti presidente della Calcio Servizi Lega Pro, e ha da seguire, insieme al socio Sandro Musso, la ricerca di nuovi sponsor per la squadra di Mantova, società che hanno acquisito lo scorso anno. Nel suo curriculum vitae, si presenta come collaboratore di tre università e docente di fondamenti dei mercati finanziari e bancari alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Popolare degli Studi di Milano. Un ateneo che, seppur dal proprio sito web pubblicizzi corsi di laurea e una scuola di giornalismo è stato più volte diffidato dal ministero dell’Istruzione perché non potrebbe «rilasciare titoli accademici», come conferma a “l’Espresso” il Miur con una nota.
 

Giuseppe Catapano condannato per truffa, falso e bancarotta fraudolenta e ora paladino dei truffati


TRUFFE D’AUTORE
C’è un altro timoniere del mondo anti-usura legato da un ruolo allo stesso ateneo, di cui sarebbe, secondo la sua biografia, rettore emerito. È Giuseppe Catapano. Nato a Ottaviano nel 1964, Catapano da mesi gira l’Italia per presentare il suo ultimo libro: “Banche e anomalie. Come difendersi”, 266 pagine, pubblicato nel 2015, portato davanti a platee di Roma, Termoli, Napoli, Spoleto, Bologna, Milano. Il 22 luglio era alla Camera dei Deputati, per la presentazione della Accademia Universitaria degli studi Giuridici Europei di cui veniva eletto quel giorno rettore. Catapano si presenta infatti in varie vesti: è rettore di Auge, appunto, ma anche rappresentante della Accademia europea per le relazioni economiche e culturali, o ancora professore-portavoce di Assicont - Albo europeo assistenti del contenzioso, ente per il quale promuoveva su Facebook, il 25 marzo 2016, l’ultimo corso di alta specializzazione. Eppure la conferma in Cassazione della sentenza di condanna per truffa, falso, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale in concorso è solo di un anno fa. Catapano aveva patteggiato nel settembre 2011 una pena di 4 anni e 5 mesi.

Le indagini del Gico di Napoli l’avevano indicato infatti come vertice di un’associazione a delinquere che attraeva aziende in crisi fingendo di salvarle, per poi invece costringerle, attraverso società fittizie e prestanome, a cedere gli attivi e fallire. Così aveva sottratto patrimoni a imprenditori di Ravenna, Pisa, Padova, Brescia, Sassari e Bologna per milioni di euro. Uno dei membri dell’associazione imputati (gli era stato chiesto di reclutare persone cui attribuire cariche da prestanome) era Salvatore Onda, figlio di Arturo Onda, fratello di Umberto, pluriomicida, considerato fino al suo arresto reggente del clan camorristico Gionta. Giuseppe Catapano girava volentieri in auto blu, presenziava ai convegni del Forum nazionale Anti Usura e promuoveva la sua Fondazione Ope impresa Onlus. Ora sale su altri palchi, con altre associazioni, dichiara guerra alle banche e a Equitalia. Il 22 luglio, al suo fianco, indossava la toga dell’Accademia di studi Francesco Petrino, che si presenta come professore, siede nel consiglio direttivo dell’Istituto Etico per l’Osservazione e la Promozione degli Appalti e ha fondato un sindacato specializzato nel problema: Snarp, Sindacato nazionale anti-usura mobilitazione protestati.

 

È VERO ANTIRACKET?
«Viviamo in un mondo di pecore, imprenditori che mi chiedono aiuto ma poi si tirano indietro». Maria Lorena Sacchi era combattiva, il 21 maggio 2015, a un incontro organizzato da Assimpredil, l’ente istituzionale delle imprese edili lombarde, uffici a 300 metri da piazza Affari. Parlava dal palco in qualità di presidente della Associazione Nazionale Antiracket Antiusura Lotta contro tutte le mafie Onlus. «Io purtroppo l’ho provato sulla mia stessa pelle», diceva, per mettere in guardia da «professionisti che non sono all’altezza». Quattro mesi prima il Consiglio di Stato aveva respinto un ricorso presentato da lei per fermare le procedure esecutive avviate su un imprenditore. Il ministero dell’Interno, mostra la sentenza, rilevava che la sua associazione non aveva la «legittimazione a ricorrere», «non essendo iscritta nell’elenco provinciale delle associazioni e delle fondazioni antiracket e antiusura». Cosa ben diversa sono le fondazioni antiusura, riconosciute e iscritte in un apposito elenco del Viminale, che svolgono in favore di soggetti in difficoltà economiche un’importante opera di solidarietà, di aiuto nel promuovere le denunce, di assistenza e di prestazione di garanzie presso le banche, per un più facile accesso al credito.

Titolare oggi di due società - la Salute tutela risarcimento e il Centro tutela famiglia e impresa dal sovraindebitamento - Maria Lorena Sacchi nel 2007 era stata condannata in primo grado a Brescia a un anno e sei mesi di reclusione per esercizio abusivo della professione e truffa. Il processo era partito dalla Dental Group, fallita nel 2009: dove oltre che titolare, lei avrebbe lavorato da igienista dentale senza averne la specializzazione e soprattutto avrebbe convinto almeno una paziente a far causa ai dentisti precedenti, per ottenere un indennizzo e sostenere nuove operazioni. Il reato è stato cancellato per prescrizione, ma dal lato civile l’associazione nazionale dei dentisti aspetta ancora una sentenza per il rimborso del danno.

 

IENE E CAVALIERI
Dalla provincia di Brescia, a Erbusco, è partita anche la cavalcata di Jd Group, che si presenta come la «prima e più importante azienda italiana per la verifica dei rapporti bancari». Fatturato da quasi due milioni di euro, oltre a uno studio legale in proprio, la Jd Group vanta l’apertura in franchising di sportelli a Padova (aprile 2016), Modena, Campobasso, Monza, Cremona, Verona. Il vento favorevole sembra avere origine nell’ordine. Un Ordine, in particolare: la Confederazione dei cavalieri crociati. Il rappresentante della società, Daniele Scandella, si presenta infatti sul sito anche come Cavaliere templare e Gran Priore d’Italia, nonché Cavaliere di Malta.

Fra le società specializzate nel settore, c’è anche la Sarc Srl. Fondata nel 2014, ha un punto di forza: è partner ufficiale di Dirittialdiritto un’associazione il cui presidente onorario è Luigi Pelazza, l’inviato della trasmissione tv delle Iene. Per l’ente, Pelazza è il volto ufficiale, presente in tutte le comunicazioni. Due anni fa, in una serie di servizi per Mediaset, Pelazza aveva trattato il tema dell’usura bancaria, riscuotendo successo, per il coraggio delle denunce, e l’importanza del tema. In video, interveniva più volte Gabriele Magno, un avvocato proprio di Dirittialdiritto. L’azienda partner che offre poi i necessari Specialisti nell’Analisi e Recupero del tuo Credito bancario, la Sarc srl, è stata amministrata fino ad aprile da Federica Monica Arlandi. Che è a sua volta socia, al 60 per cento, di una srl di cui Pelazza ha il resto delle quote: la Nea Entertainment.
 

Denunce banche


DOPPIAMENTE GABBATO
In Rete sono centinaia i siti web che si definiscono “centri”, “movimenti”, “onlus” e offrono consulenze per ottenere i rimborsi dagli istituti di credito. A Roma e Milano piccoli e grandi studi legali si stanno buttando nel campo «perché in fondo si raccoglie parecchio, come vittorie e risarcimenti, nelle cause alle banche», spiega Roberto Marcelli, titolare di un noto studio di commercialisti di Roma e presidente dell’Associazione nazionale dei consulenti per i tribunali: «Quantomeno vendono spesso illusioni, però, questi soggetti, perché raramente raggiungono quanto promettono. Quando non offrono proprio dei pessimi servizi». «I ricorsi che arrivano a noi sono di frequente infondati», aggiunge Andrea Tina, professore alla Cattolica e consigliere dell’Arbitro della Banca d’Italia, a cui nel 2014 sono arrivate 11mila richieste di mediazione, di cui oltre 800 per usura (raddoppiate rispetto all’anno precedente): «Ci sono somme improprie, errori, perizie che si vedono esser state spinte, e scritte, da professionisti non “professionali”».

 

Per fermare l’ondata di cause senza basi alcuni giudici hanno iniziato a contro-denunciare per lite temeraria chi avanza pretese fantasiose. Il rischio è che a soffrirne, e a dover quindi risarcire di tasca propria, sia anche l’usurato. Doppiamente gabbato, così. La questione è così importante e opaca da essere stata sottolineata durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario da Maria Chiara Malacarne, presidente vicario del tribunale di Milano: «Anatocismo, interessi ultralegali, commissioni, valute fittizie: il succedersi delle riforme normative, spesso frammentarie e di non chiara comprensione quanto a contenuto e regime transitorio, in questo ambito, alimenta nuovo contenzioso, incidendo su giudizi in corso e rallentando il formarsi di orientamenti giurisprudenziali consolidati», ha detto.

Vecchia e nuova confusione si accumula fra i giudici. E fuori, sul mercato. A rimetterci, gli stessi: le vittime d’usura bancaria.

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